I FONDI SPECULATIVI DIVENTANO FIA RISERVATI E FIA AL DETTAGLIO Il Mef aprirà una consultazione sul nuovo regolamento nelle prossime settimane
27/03/2014 In Primo Piano

Le novità normative concernenti i fondi hedge in Italia, a seguito dell'attuazione della Direttiva Aifm nel nostro Paese, sono state tra gli argomenti principali discussi nel corso della conferenza organizzata ieri (26 marzo 2014, ndr) da Assogestioni all'interno del Salone del Risparmio di Milano e intitolata "Fondi comuni d'investimento alternativi e finanziamenti alle imprese: tra vincoli e opportunità". Le modifiche normative che il Ministero dell'Economia ha realizzato prevedono l'eliminazione della categoria dei fondi speculativi a favore di una nuova denominazione di fondi alternativi: "Il TUF è stato modificato per recepire la Direttiva alternative", ha spiegato Roberta D'Apice, direttore settore legale Assogestioni. "Nel dettaglio, sono state create due macrocategorie di prodotti che prevedono da un lato gli Oicvm italiani (fondi comuni e Sicav) e dall'altro i cosidetti Oicr alternativi italiani e cioè i fondi comuni d'investimento alternativi (Fia) italiani. Questi ultimi, a loro volta, si differenziano in Fia italiani riservati e in Fia italiani al dettaglio".

I fondi hedge italiani assumeranno quindi la denominazione di Fia italiani, ovvero fondi d’investimento alternativi italiani, e potranno essere riservati a investitori professionali o al dettaglio. I primi non avranno limiti d’investimento mentre per i secondi sarà compito della Banca d’Italia valutare quali requisiti eventualmente prevedere a tutela degli investitori: i dettagli saranno contenuti successivamente nella normativa di secondo livello, ma tra le opzioni allo studio potrebbero esserci per i Fia al dettaglio delle norme più stringenti a livello di frazionamento del rischio a tutela dell'investitore. Una peculiarità italiana è costituita dal fatto che nei Fia riservati oltre agli investitori professionali ai sensi Mifid saranno compresi anche altre categorie d’investitori che, però, il Mef deve ancora individuare (i fondi rivolti a questi ultimi soggetti non potranno avere il passaporto Ue).

Un'altra novità di cui si è parlato nel corso del convegno riguarda la nuova definizione che viene data ai fondi Oicr aperti e a quelli chiusi. "Negli Oicr aperti i partecipanti avranno il diritto di chiedere il rimborso delle proprie azioni non più in qualsiasi momento come accade oggi, ma la definizione delle modalità e delle frequenze previste per entrare e uscire dal fondo è rimessa al gestore in funzione dell’oggetto d’investimento del fondo", ha spiegato D'Apice. "Un Oicr, invece, è chiuso quando il cliente può chiedere il rimborso alla fine del ciclo di vita del prodotto stesso".

Nella conferenza è stato trattato anche il ruolo che i fondi comuni d’investimento alternativi potrebbero avere nel favorire il ricorso delle imprese a strumenti alternativi al credito bancario: "Il nostro obiettivo è di cogliere il recepimento della Direttiva alternative per rendere più flessibile e competitivo il sistema nazionale", ha detto D'Apice. "A tal proposito riteniamo che si possa incidere sia sulla categoria di Fia italiani al dettaglio sia sulla categoria dei Fia italiani riservati: in particolare sui primi occorrerebbe rendere possibile modalità d’investimento ulteriori e più ampie rispetto a quelle che si conoscono in ambito Ucits con il fine di creare un mercato ad hoc di questi Oicr. Un'altra novità importante sarebbe quella di riconoscere ai fondi alternativi retail la possibilità di concedere prestiti all’imprese limitatamente a una parte del patrimonio del fondo". D'Apice, infine, tra le proposte che Assogestioni ha fatto al Mef, auspica l'adozione di una soglia d'investimento minima di 250 mila euro per i Fia italiani riservati.

"Nelle prossime settimane metteremo in consultazione il nuovo regolamento sulle caratteristiche degli Oicr italiani", ha rivelato Roberto Ciciani, Direttore Ufficio III, Dipartimento del Tesoro Ministero dell’Economia e delle Finanze, sottolineando come per i fondi riservati agli investitori professionali il TUF preveda che il Ministero possa individuare altre categore di soggetti ai quali i fondi possono essere commercializzati senza le tutele pensate per il retail. "Il nostro lavoro è garantire la prudenza tra il contenuto del portafoglio e la politica di rimborso che viene assicurata all’investitore", ha sottolineato Ciciani. Per quanto riguarda la distinzione tra fondi aperti/chiusi, "in linea teorica il fondo che investe in strumenti liquidi dovrà essere aperto, mentre quello che investe in strumenti illiquidi dovrà essere chiuso", ha precisato Ciciani. "In questa forbice c’è tutta un’area intermedia a cui l’industria chiede d’introdurre flessibilità aprendo uno spazio per i Fia retail aperti che vadano oltre il nucleo degli Ucits che possono investire al massimo il 10% del proprio portafoglio in strumenti cosiddetti illiquidi. La possibilità di concedere direttamente finanziamenti alle imprese dovrebbe essere possibile, però, solo ai fondi chiusi".

"La crisi ha messo in evidenza dei problemi strutturali del sistema finanziario", ha detto Luca Zucchelli, di Banca d'Italia, Servizio Supervisione sugli Intermediari Specializzati, aggiungendo come oggi ci sia il bisogno di creare strumenti adatti per gli investitori istituzionali in grado di favorire l'accesso alle imprese a canali alternativi a quello del credito bancario riuscendo a canalizzare ingenti risorse verso l'economia reale. Nel 2013, stando ai dati di Via Nazionale, solo il 3% dell'economia reale risultava finanziato dai fondi comuni tramite investimenti in azioni e corporate bond. "Ma attenzione alle aspettative eccessive: i fondi comuni non sono strumenti volti a compensare il credit crunch e bisogna chiedersi se siano veramente convenienti sia alle imprese sia agli investitori".

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