IN ITALIA CONTINUANO A CRESCERE LE OPERAZIONI DI VENTURE CAPITAL Nel 2013 sono stati realizzati 66 investimenti in seed e start up: +16% rispetto al 2012
16/07/2014 In Primo Piano ALLEGATO

Crescono le operazioni di venture capital realizzate in Italia. Questo dato emerge dalla sesta edizione del Rapporto Vem, realizzato dall'Osservatorio Venture Capital Monitor (Vem) attivo presso la Liuc - Università Cattaneo di Castellanza, in collaborazione con Aifi (Associazione italiana del private equity e venture capital) e con il contributo di Vertis Sgr, che segna un nuovo picco massimo per l’attività d’investimento nel segmento early stage posta in essere nel nostro Paese. Il 2013 si è chiuso con una crescita dei nuovi investimenti in seed (investimento nella primissima fase di sperimentazione dell’idea di impresa) e start up (investimento per l’avvio dell’attività imprenditoriale), con 66 operazioni: +16% rispetto al 2012 (57 operazioni) e +53% rispetto al 2011 (43 operazioni). Questi numeri sono anche il frutto di due azioni importanti da parte del Governo: il decreto start up, entrato in vigore nel dicembre 2012 e il fondo high tech per Mezzogiorno.

"Quando si parla di venture capital, è utile riflettere sul fatto che si tratta di un capitale che consente la traduzione in impresa di nuove idee o il sostegno alla prima fase di attività di una realtà ancora embrionale", ha affermato Anna Gervasoni, direttore generale Aifi. "Si tratta, dunque, di un capitale che permette di intraprendere i primi percorsi di sviluppo e che genera processi innovativi in grado di irrorare tutto il sistema imprenditoriale. In altre parole, il venture capital è un fattore di crescita e, pur nelle difficoltà del mercato italiano, ha favorito negli anni lo sviluppo e l’evoluzione del nostro sistema produttivo".

Il numero degli investitori attivi (coloro che hanno fatto almeno un’operazione durante l’anno) lo scorso anno si è attestato a 31, (32 con l’aggiunta della categoria dei business angel) in linea con il 2012, mentre il numero degli investimenti è stato pari a 86 (erano 57 nel 2012). In merito alla provenienza degli investitori, solo l’8% dei deal è stato realizzato da operatori stranieri. I business angel hanno partecipato ad 8 operazioni in affiancamento agli investitori di venture capital, soprattutto nelle operazioni di seed capital che sono state il 44% del totale.

"Il 2013 conferma il trend di crescita intrapreso dal segmento del venture capital nel nostro Paese", ha commentato Francesco Bollazzi, responsabile dell’Osservatorio Venture Capital Monitor. "Per il contesto economico italiano, è possibile porsi obiettivi ancora più ambiziosi attraverso l’aumento degli operatori attivi nel settore, la creazione di un ecosistema ancora più incentivante e un più incisivo ruolo delle Università e dei centri di ricerca, che, come accade nei contesti più virtuosi, sono in grado di fungere da traino della ricerca e dell’innovazione".

Il 56% degli investimenti è stato destinato alle operazioni di start up (37 deal). Considerando il singolo ticket d'investimento il taglio medio è stato pari a quello del 2012, ovvero 800 mila euro. L’orientamento degli investitori è verso l’acquisizione di quote di minoranza, in media del 25% (era il 30% nel 2012). A livello geografico, la Lombardia è la regione in cui si è concentrato il maggior numero di operazioni, il 26% del mercato (era il 30% nel 2012); a seguire vi sono la Campania e l’Emilia Romagna, con il 12% del totale.

"Il fondo HT per il Mezzogiorno ha permesso un’attenzione maggiore verso le aziende del sud Italia", ha specificato Amedeo Giurazza, ad di Vertis Sgr. "Ora grazie al nuovo fondo di fondi per il venture capital, che sarà gestito dal Fondo Italiano d’Investimento, mi auguro si replicherà l’esperienza su tutto il Paese aumentando e rafforzando il numero degli operatori dedicati alle start up".

Per ciò che concerne il settore, infine, l’Ict monopolizza l’interesse degli investitori di venture capital con il 50% degli investimenti, in linea con il 2012 (era il 52%); cresce il settore dei prodotti industriali (9% rispetto al 5% del 2012) e il settore alimentare (5% rispetto al 2% del 2012). Entra in campo un nuovo settore, quello delle prestazioni di servizi di vendita di prodotti per il tempo libero (2%).


Per visualizzare il rapporto, cliccate sotto.

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