L’elevata liquidità oggi in circolazione, conseguenza delle politiche di quantitative easing messe in atto nei mesi scorsi dalle Banche Centrali, ha portato alla crescita dei valori azionari e compresso i tassi d’interesse ai minimi storici: tale scenario, tuttavia, è foriero di opportunità per chi implementa strategie a gestione attiva. Alcuni tra i più blasonati hedge fund manager di fama internazionale, intervenuti all’annuale Investor Forum organizzato a Milano da Ceresio Group, hanno fornito la propria view sull'attuale contesto economico. ”Il Qe ha effetti immediati sul prezzo delle azioni ma limitati sulle attività economiche”, ha esordito Crispin Odey, fondatore di Odey Asset Management, sottolineando come l’allentamento monetario abbia anestetizzato i mercati anche rispetto ai rischi geopolitici. “Nella seconda metà dell’anno assisteremo a una crescita più solida negli Stati Uniti, mentre in Europa la situazione è più complessa: nel Vecchio continente vi è stato un rialzo limitato degli utili aziendali e la politica monetaria espansiva, al momento, ha avuto un impatto solo sul fronte dei tassi di cambio. Per vedere l’incremento degli earning, invece, bisogna guardare al Giappone”. Odey, infine, si mostra moderatamente negativo sulla Cina poiché il Paese del Dragone recentemente ha visto un cospicuo incremento nel livello del proprio debito. Per Mark Kingdon, Ceo e fondatore di Kingdon Capital Management, l’ambiente di tassi a zero negli Usa non potrà continuare ancora per molto: “La chiave di tutto è legata a quando il Qe riuscirà ad avere efficacia sugli asset reali e non esclusivamente sul settore finanziario”, ha precisato Kingdon. “Nel breve periodo siamo lievemente rialzisti sugli Stati Uniti, mentre a livello internazionale ci aspettiamo una crescita delle ristrutturazioni aziendali e uno sviluppo delle aziende attive nel campo dell’energia solare”. Kingdon sottolinea, inoltre, come la crescita monetaria e i bassi tassi rappresentino una combinazione particolarmente dannosa. Hugh Sloane, cofondatore di Sloane Robinson, ha invece spiegato alcune conseguenze dell’era dei tassi d’interesse reali negativi: “Gli investitori sono disposti a pagare per la sicurezza, vanno corti sulla volatilità e guardano con interesse alle aziende che promettono elevati dividendi. Si deve essere cauti nell’investimento nelle banche dei Paesi sviluppati dal momento che il ciclo del credito in tali regioni è guidato da politiche governative. Gli istituti creditizi cinesi, invece, sono ben valutati e in Cina sembra essere ripartito il ciclo del credito”. Anche Adam Levinson, fondatore di Graticule Asset Management, è positivo sulla Cina. “Il game changer è stato il debt swap Lgfv (Local Government Financing Vehicles) dello scorso marzo. Il Paese sarà certamente un outperformer strutturale. Passando all’Europa, l’ipotesi grexit ha ridotto significativamente i core rate e accresciuto il rischio dei Paesi periferici”. Qiang Wang, fondatore di Pinpoint Asset Management, ha spiegato altresì perché oggi è un buon momento per investire in Cina. “La politica di allentamento quantitativo intrapresa (sebbene non in maniera ufficiale) dalla Banca Centrale cinese premierà nel breve termine i corsi azionari, dove oggi le azioni Cina H share quotano a sconto rispetto agli altri Paesi emergenti", ha detto Wang. "I cambiamenti demografici in Cina hanno poi influenzato numerosi settori e siamo rialzisti sulle aziende nel campo della sanità privata, della cinematografia e dello shopping online". Restando in Asia, Sheldon Kasowitz, cofondatore e managing partner di Indus Capital Partners, ha rivelato come la crescita dell’equity giapponese sia stata supportata non solo dagli utili ma anche dai fondamentali delle imprese e dai cambiamenti di tipo strutturale e di mentalità nelle aziende corporate. “Opportunità di guadagno sono legate all’incremento dei buyback e ai titoli azionari con elevati dividendi”, ha puntualizzato Kasowitz. Roderick Jack, fondatore di Adelphi Capital, invita inoltre a pensare a quale fase sia arrivato oggi il ciclo economico. “Il mercato azionario europeo ha assistito a una forte crescita delle valutazioni e dei multipli, mentre gli utili sono cresciuti poco. Nei mesi scorsi i forti afflussi verso l’Europa sono dipesi da diversi fattori tra cui: il deprezzamento dell’euro, il calo del petrolio, i primi segnali di ripresa economica, l’allentamento quantitativo e l’aumento nell’attività di M&A", ha precisato Jack. "Attualmente, tuttavia, vi è un momentum favorevole all’azionario europeo e tra i titoli meritevoli d’investimento figurano quelli di Schibsted, Rightmove, Just Eat, Pandora, Ryanair ed Easyjet". Infine, Jonathan Herbet, fondatore di Cologny Advisors, ha affermato di puntare sulle aziende innovative. “L’innovazione è monopolio ed esso è tra i migliori modi per ottenere un’efficace decorrelazione dall’andamento del Pil”.