GLI INVESTITORI ISTITUZIONALI NON SONO PREPARATI AL TAIL RISK I risultati della terza edizione dell'indagine annuale Global RiskMonitor di Allianz Gi
19/06/2015 L'Esperto dice...

A livello internazionale gli investitori istituzionali considerano gli eventi di coda, quali shock del prezzo del petrolio, nuove bolle di asset in diversi segmenti di mercato o tensioni geopolitiche, fenomeni sempre più frequenti a causa dell’interconnessione dei mercati finanziari globali. Considerando i risultati contenuti nella terza edizione dell’indagine annuale Global RiskMonitor di Allianz Global Investors, realizzata in collaborazione con CoreData Research, circa i due terzi (66%) dei 735 investitori istituzionali contemplati per lo studio ritengono che la preoccupazione rispetto al tail risk sia cresciuta a seguito della crisi finanziaria. Tuttavia, la maggioranza degli intervistati dichiara di affidarsi a strategie tradizionali di asset allocation e di gestione del rischio per proteggere i propri portafogli, con un 61% che ricorre alla diversificazione tra asset class e un 56% ad una diversificazione geografica. Alla luce dell'interconnessione dei mercati queste tipologie di diversificazione risulteranno sempre meno efficaci nel mitigare il rischio di riduzione di valore del capitale. In effetti, solamente il 36% ritiene di avere accesso a soluzioni o strumenti adeguati per la gestione del tail risk.

"I risultati di questo studio evidenziano un paradosso significativo: sebbene quasi i due terzi degli investitori istituzionali dimostrino una preoccupazione sempre maggiore verso gli eventi di coda a seguito della crisi finanziaria, una proporzione di gran lunga inferiore è convinta di avere accesso a soluzioni o strumenti appropriati per far fronte a tali eventi", ha commentato Elizabeth Corley, Ceo di AllianzGI. "Con aspettative di eventi di coda sempre più frequenti, si delinea un importante ruolo per i gestori attivi nell’assistere i clienti a comprendere, classificare, valutare e infine mitigare il rischio di downside innescato da questi eventi anomali, offrendo al contempo opportunità di upside".

La prossima grande minaccia

Nell’attuale contesto di mercato, gli investitori devono affrontare una miriade di minacce relative alla performance di portafoglio. Con la recente volatilità dei prezzi del petrolio, le tensioni geopolitiche in Europa orientale e in Medio Oriente, il rallentamento della crescita cinese, le economie europee in sofferenza e tutta una serie di incertezze economiche e politiche, gli investitori temono di essere impattati da un tail risk. A livello internazionale gli investitori ritengono che all’orizzonte le più probabili cause di eventi di coda siano rappresentate da uno shock dei prezzi del petrolio (28%), default del debito sovrano (24%), politica europea (24%), nuove bolle di asset (24%) e recessione dell’Eurozona (21%). Nelle Americhe e nell'area Asia/Pacifico gli intervistati sono maggiormente convinti che gli shock dei prezzi del petrolio saranno la causa del prossimo evento di coda (35% e 28%, rispettivamente), mentre gli investitori di Europa e Medio Oriente considerano nuove bolle di asset (33%), il default del debito (29%) e le tensioni geopolitiche (29%) come i principali pericoli.

I trend di asset allocation

Gli investitori istituzionali mostrano una particolare tendenza a concentrarsi verso le asset class tradizionali, con un atteggiamento rialzista verso i titoli azionari europei e statunitensi e ribassista verso il debito sovrano dei mercati sviluppati ed emergenti. In termini di allocazione di portafoglio, il 30% degli intervistati a livello globale prevede di acquistare titoli azionari europei e/o statunitensi nei prossimi 12 mesi, per via dell’elevato potenziale di crescita. In un'ottica ribassista, il 29% degli investitori afferma di voler vendere il debito sovrano e circa un terzo (31%) è certo che questa asset class non avrà una performance positiva nel prossimo anno. Tra gli investitori di approccio rialzista nell’asset class azionaria, un numero significativamente maggiore propende per i titoli europei grazie al loro elevato potenziale di rendimento (61%), rispetto al 44% di coloro che prediligono i titoli statunitensi. Una percentuale inferiore (20%) di questi investitori dichiara che le proprie posizioni overweight sui titoli azionari dei mercati emergenti sono dovute al potenziale di rendimento elevato, riportando motivazioni quali diversificazione (18%) e copertura contro l’inflazione (18%) tra i principali elementi di scelta.

"In linea generale le attuali asset allocation degli investitori istituzionali sono ben ponderate, ma il problema è che molti di questi investitori non stanno utilizzando adeguati strumenti di gestione del rischio per proteggere i propri investimenti dalla volatilità del mercato", ha sottolineato Ingo Mainert, Cio Balanced Europe di AllianzGI. "Per raggiungere i propri obiettivi di rendimento, gli investitori devono considerare che gli asset rischiosi si trovano tipicamente nelle classi che caratterizzano i momenti di repressione finanziaria, ma in ogni caso il rischio di ribassi deve essere gestito in maniera molto appropriata. Nell’ambito della strategia di protezione da tale rischio di ribassi gli investitori dovrebbero considerare anche la liquidità”.

Investimenti alternativi in uno scenario di rischi elevati

Nella selezione di investimenti alternativi, gli investitori istituzionali ricercano i migliori strumenti di gestione del rischio, senza i quali il forte potenziale di crescita di questa asset class potrebbe essere pregiudicato. Sebbene tre quarti (73%) degli intervistati dichiarino di investire già con una certa frequenza in asset class alternative, il 40% degli investitori riconosce che sarebbe anche più favorevole ad aumentare tale allocazione qualora avesse più fiducia nelle capacità del gestore di valutare e gestire il rischio associato. In particolare gli investitori chiedono che i gestori si concentrino sulla valutazione e gestione del rischio di liquidità piuttosto che cercare di eliminarlo.

Gli investitori istituzionali e il bisogno di supporto nella gestione del rischio

Gli investitori istituzionali continuano a seguire strategie di gestione del rischio tradizionali che potrebbero lasciarli esposti a shock macroeconomici e di mercato. Approcci di investimento meno convenzionali per proteggersi dal rischio di ribassi, come ad esempio la copertura diretta e il risk budgeting vengono utilizzati da poco più di un terzo degli investitori (35% per ciascuna strategia) mentre una percentuale ancora più esigua di investitori utilizza strategie di investimento liability driven (26%) e di volatilità gestita (24%). Anche se il tail risk preoccupa molto gli investitori, meno di tre investitori su 10 (27%) adottano specifiche strategie di copertura da questo rischio. A livello globale, la gestione del tail risk è una grossa sfida per molti investitori. Gli investitori riconoscono l’esigenza di prepararsi maggiormente ad eventuali eventi di tail risk, ma il 56% di essi ritiene che le strategie di copertura dal tail risk siano troppo onerose. Inoltre gli investitori istituzionali pensano che gli stessi tail risk (35%) e i prodotti alternativi sviluppati per gestirli (36%) non siano adeguatamente compresi.


Per visualizzare il report Global RiskMonitor, cliccate qui.

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