ALTERNATIVI E MULTI ASSET PER SODDIFARE I BISOGNI DEI CLIENTI L’indagine di State Street su 400 asset manager sulle prospettive del settore
20/07/2015 L'Esperto dice...

Alla richiesta di indicare la tipologia di prodotto che la propria azienda potrebbe lanciare per la prima volta nei prossimi tre anni, i 400 asset manager mondiali che hanno preso parte alla “State Street 2015 Asset Manager Survey” hanno segnato, con il 22% delle preferenze, strategie di investimento liquid alternative, seguite al 19% da soluzioni di investimento multi asset. “I gestori sono sotto pressione per creare capacità interne per offrire soluzioni di questo tipo, per cui è aperta anche una ricerca di nuovi talenti”, ha spiegato Riccardo Lamanna, country head Italia di State Street Global Services in occasione della presentazione dell’indagine. Lamanna, al proposito, ha evidenziato il risultato del sondaggio per cui il 95% degli asset manager interpellati ha segnalato di intravedere prospettive positive per acquisizioni, e ben il 46% sta attualmente valutando possibili acquisizioni. “In generale, gli asset manager sono di umore positivo: i leader di mercato stanno cercando di consolidare la propria posizione per cogliere la prossima ondata di crescita a cui si assisterà nel settore. L’ottimismo va però mitigato da una consapevolezza sui nuovi rischi che si prospettano: i costi sono sotto scrutinio e la concorrenza è in aumento, non solo da parte dei rivali tradizionali, ma anche dalle società tecnologiche”, ha riferito Lamanna. Per affrontare queste sfide, la survey di State Street ha evidenziato quattro diversi driver di valore. Il primo riguarda la ridefinizione del mix di prodotti sulla base delle nuove esigenze dei clienti. Oltre ai dati citati in apertura, i gestori stanno prendendo in considerazione in fase di lancio di prodotti anche i fondi comuni smart beta e gli Etf smart beta. “Il 52% inoltre prevede di ampliare la propria rete di distribuzione, mentre diminuisce la tendenza di approcciare nuovi mercati con prodotti esistenti”, ha osservato Lamanna sulla base dei risultati dell’indagine. Il secondo driver di valore riguarda la maggiore personalizzazione e trasparenza dei servizi al cliente.  Se il 79% degli asset manager dice che le richieste dei clienti circa una maggiore trasparenza su come viene gestito il denaro sta impattando sulle strategie di business, e il 77% offre già ai clienti una maggiore trasparenza su rischio e rendimento, “gli asset manager si dichiarano anche poco capaci di ricevere e rielaborare le richieste e i feedback da parte della clientela”. Il terzo driver di valore evidenzia come la nuove idee che prenderanno forma in materia di gestione del rischio andranno a orientare il dialogo con gli investitori. Il 72% degli asset manager, infatti, ha dichiarato che il dialogo con i clienti è sempre più incentrato sul rischio, e il 61% ha affermato che la clientela richiede un approccio più personalizzato che l’aiuti a comprendere meglio il rischio. Questo aspetto non riguarda solo la clientela retail: “Il 75% degli intervistati ha dichiarato di spendere più tempo e risorse per istruire i membri del consiglio di amministrazione dei propri clienti istituzionali sulle tematiche del rischio”, ha evidenziato Lamanna. Infine, il quarto driver di valore mette in luce gli aspetti relativi all’efficienza operativa, che consentirà agli asset manager di servire un servizio personalizzato e migliori informazioni a prezzi competitivi. “Il 15% dei gestori ha infatti dichiarato di subire al momento una elevata pressione alla riduzione dei costi e per il 48% la pressione è moderata”, ha sottolineato Lamanna.

Infine, guardando all’Italia, Lamanna ha osservato come “l’industria del risparmio gestito è fiorente e, in particolare, gli asset manager di proprietà delle banche stanno raccogliendo i maggiori frutti. Gli asset manager esteri indipendenti non sono altrettanto ben posizionati principalmente a causa della mancanza di accesso al canale di distribuzione bancario”. La regolamentazione, però, potrebbe cambiare il contesto competitivo: “Potenzialmente gli asset manager posseduti dalle banche potrebbero essere trattati alla stessa stregua delle banche, cosa che limiterebbe la loro capacità di attrarre e trattenere i talenti a causa della limitazione delle retribuzioni”, ha ricordato Lamanna. D’altro canto, la Mifid II potrebbe cambiare il modello di consulenza finanziaria: “Con le nuove regole”, ha osservato Lamanna, “i promotori non potranno ricevere compensi/incentivi se non la parcella pagata dal cliente, e ciò potrebbe allontanarli dalla distribuzione diretta e avvicinarli alla distribuzione di prodotti assemblati”. Le gestioni patrimoniali stanno già vivendo una nuova vita e potranno diventare sempre più appetibili. 

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