I primi tre mesi del 2016 sono stati difficilissimi per i gestori di hedge fund, con condizioni che hanno ricordato i periodi più duri del 2011 e del 2008. Gli operatori sul mercato hanno venduto in contemporanea le posizioni long sui migliori titoli che possedevano in portafoglio e hanno chiuso le posizioni short su quelli più deboli, per ridurre il rischio in portafoglio. I titoli nei portafogli short sono poi rimbalzati in modo più violento dei titoli detenuti nei portafogli long, creando una vera e propria distruzione di alpha per i gestori di hedge fund, che mirano a selezionare vincenti e perdenti in condizioni “normali” di mercato. Questi concetti sono stati spiegati chiaramente da Alessandra Manuli, amministratore delegato di Hedge Invest Sgr, intervenuta all’annuale convegno organizzato dall’Sgr milanese. Alessandra Manuli ha però ricordato come, dopo periodi così difficili, gli hedge fund abbiano saputo sempre cogliere le opportunità, generando rendimenti significativi nei mesi seguenti. Elisabetta Manuli, vicepresidente di Hedge Invest Sgr, ha sottolineato come esistano delle opportunità sul mercato, anche in un contesto volatile. In Europa, ad esempio, il 50% del senior management delle società quotate è stato sostituito negli ultimi 24 mesi, un fatto questo che potrebbe preludere a operazioni di ristrutturazione o di fusioni e acquisizioni, andando così a generare delle occasioni di investimento per i gestori Event driven. Nel comparto energetico, poi, si sta assistendo a un ribilanciamento della domanda e dell’offerta, creando opportunità di valore relativo, mentre i titoli governativi mostrano sempre più segnali di prossimità di uno scoppio di una vera e propria bolla finanziaria, ha osservato Elisabetta Manuli. Un altro tema di interesse per i gestori di Hedge Invest Sgr, inoltre, è la divergenza in atto ormai da diverso tempo tra i titoli di tipo growth e quelli di tipo value: questi ultimi hanno sottoperformato i primi, ed è lecito attendersi che la situazione si possa invertire. Marc Chapman, gestore del fondo HI Principia Fund, ha ricordato come, sul fronte azionario, il consenso per gli utili societari negli ultimi anni sia sempre stato positivo, mentre oggi è molto contenuto. I prezzi delle azioni europee non sono però né sopravvalutati, né sottovalutati, pertanto secondo Chapman, è più probabile che le sorprese arrivino al rialzo che non al ribasso. Filippo Lanza, gestore del fondo HI Numen Credit Fund, si è detto invece molto preoccupato della mancanza di liquidità sui mercati del reddito fisso: il tempo per liquidare i titoli è oggi lunghissimo e per trade di dimensione rilevante, sopra ai 10 milioni di euro, gli scambi sono praticamente inesistenti e i prezzi sono indicativi. Molti titoli non sono più detenuti oggi dalle banche di investimento, ma dai fondi che offrono liquidità elevata agli investitori. Per il momento non ci sembrano essere pericoli perché i flussi sono positivi per questi prodotti, ma in caso di vendite occorrerebbe prestare molta attenzione. Come aggirare questo problema? Lanza ha affermato di aver aumentato il turnover del proprio portafoglio, per sfruttare temi di breve periodo, come possono essere gli annunci delle Banche Centrali, e di aver ridotto i trade sugli strumenti su cui si concentra la maggior parte dei gestori in questo momento, ovvero i bond bancari e in misura ridotta anche quelli sui titoli corporate. Anche per Lanza, il futuro può riservare delle sorprese positive: le Banche Centrali si stanno operando con tutti i mezzi a disposizione per generare crescita e inflazione da una decina di anni. Un successo in questo senso non sarebbe da escludere a priori. Lorenzo Di Mattia ha poi posto l’attenzione sull’apprezzamento del dollaro e sul deprezzamento del renmimbi che, nel 2015, hanno influenzato l’andamento dei mercati. Secondo Di Mattia, i discorsi non sono chiusi, piuttosto la valuta cinese continuerà a deprezzarsi lentamente, mentre il dollaro durante il 2016 si potrebbe apprezzare, anche se in modo più selettivo su altre valute. Il prezzo del petrolio, invece, dovrebbe stabilizzarsi, e se non si stabilirà oltre i 55 dollari al barile o sotto i 30 dollari al barile per diverso tempo, non creerà problemi particolari. I nuovi temi del 2016, osserva Di Mattia, sono il rallentamento globale, il deterioramento del settore bancario e la perdita di fiducia sull’operato delle Banche Centrali. Su quest’ultimo punto, Di Mattia ha spiegato come gli eccessivi interventi cominciano a fare male alla crescita economica: i mercati sono troppo influenzati e non sono lasciati liberi di fluttuare. In questo contesto e con i titoli governativi in Europa che non rendono più nulla, i metalli preziosi tornano a essere interessanti. Infine, Erik Renander, gestore del fondo HI Africa Opportunities Fund ha evidenziato le opportunità di investimento nel continente Africano, che ha un futuro di forte crescita dinanzi a sé, anche se non mancheranno gli alti e bassi, come è successo fino ad ora. La Cina sta influenzando la crescita economica africana, anche finanziando infrastrutture, come la ferrovia in Kenya, mentre, secondo Renander, i prezzi delle commodity rimarranno contenuti e non saranno un fattore di crescita per l’Africa: la domanda è ancora debole e l’offerta cresce sempre di più.