TRUMPECONOMIC PER UN RILANCIO AMERICANO NON PRIVO DI OSTACOLI Il punto di vista di Maurizio Novelli, gestore Lemanik Global Strategy Fund
11/01/2017 L'Esperto dice...

Gli investitori hanno acquistato a piene mani il cosiddetto "reflation trade" innescato dalle aspettative di politiche fiscali espansive della Trumpenomic. A sostenerlo è Maurizio Novelli, gestore Lemanik Global Strategy Fund che sottolinea come "da circa sette anni gli investitori acquistano reflation trades, prima con le politiche monetarie e ora con quelle fiscali. Mentre le politiche monetarie sono state più utili ad alcuni mercati finanziari che al ciclo dell'economia, le politiche fiscali potrebbero certamente modificare il quadro generale che rimane caratterizzato, al momento, da bassa crescita e bassa inflazione".

Secondo il gestore di Lemanik, sarà dunque estremamente importante valutare le strategie della Trumpenomic e dei moltiplicatori fiscali che potrà generare per rilanciare il ciclo dell'economia americana. "Infatti - precisa Novelli - nonostante i positivi dati sulla crescita del secondo semestre del 2016, l'economia Usa chiuderà l'anno appena trascorso con una crescita compresa tra 1,6% e 1,8%, non di molto superiore alla crescita dell'Europa. Ma il paradosso è che, mentre l'economia Usa tenta di recuperare velocità, i mercati stanno involontariamente provocando un possibile ritorno del "deflation trade" attraverso il dollaro forte, i tassi in rialzo e una nuova pressione di svalutazione della divisa cinese e, in generale, delle divise EM. Così, mentre gli operatori acquistano in Borsa tutto ciò che è compatibile con il "reflation trade", material, commodity e ciclici, e vendono bond, nel mondo reale la Cina svaluta, i tassi salgono e il dollaro si rafforza", afferma Novelli, che poi aggiunge: "Ci si chiede se le aspettative della Trumpenomic non siano state troppo esagerate e prezzate con troppo anticipo".

Per Novelli, "il più grande compratore di commodity del mondo, la Cina, è tuttora in pieno deleverage e la svalutazione dello Yuan non aiuta, dato che i cinesi continuano a ridurre le proprie riserve valutarie, riducendo di fatto lo stock di liquidità del sistema finanziario internazionale. Inoltre la crescita dell'economia cinese è orientata a rallentare progressivamente e se tutti credono che tenderà a ribilanciarsi verso più servizi/consumi e meno investimenti fissi e real estate, il consumo di commodity dovrebbe progressivamente ridursi nel tempo. Il dollaro forte non è certo favorevole alla ripresa del ciclo perché la maggior parte del debito che circola nel mondo è in dollari. Inoltre il dollaro forte non è compatibile con un rialzo delle commodity, data la storica correlazione inversa che esiste tra le due asset class e per l'effetto restrittivo che esercita sul ciclo del credito internazionale. I tassi hanno iniziato a salire un po' ovunque e, dato l'elevato stock di debito pubblico e privato esistente, non possiamo certo credere che sia un meccanismo reflazionistico. Penso dunque che - sottolinea il gestore di Lemanik - sebbene le politiche fiscali siano l'unica vera strategia per produrre crescita futura, è di estrema importanza valutare gli effetti negativi che i mercati rischiano di produrre sull'economia reale prima che arrivino quelli positivi prodotti dagli stimoli fiscali. A mio avviso si stanno anticipando un po' troppo le cose e non è detto che tutto sarà così facile come i mercati credono. In primo luogo sarebbe opportuno evitare di acquistare ciecamente il "reflation trade" della Trumpenomic se non si ha ancora un'idea di quali contenuti avrà, secondariamente, per quanto mi sembra di capire dai recenti movimenti sulle variabili finanziarie, stiamo acquistando un "reflation trade" che però rischia di porre le premesse per un "deflation trade" nell'economia reale, accentuando la divaricazione che già esiste per alcune asset class tra finanza ed economia reale", spiega Novelli.

"Ci attendiamo quindi un anno particolarmente interessante e complicato, dove l'euforia di questi mesi rischia di non essere sostenibile e dove le certezze non saranno così certe, in un contesto dove tutti sembrano aver però già capito con estrema sicurezza quali scenari ci attendono e si sono già posizionati in attesa della loro realizzazione", commenta Novelli, per poi proseguire: "Il primo semestre non sarà così facile come sembra, sia per l'economia che per i mercati. La prima parte dell'anno continuerà a evidenziare stagnazione dell'economia mondiale e l'economia statunitense tornerà a rallentare dopo il recente recupero del secondo semestre del 2016 perché per il momento siamo ancora in un normale "ciclo delle scorte", dove rallentamenti e riprese sono semplicemente dettati da questo fenomeno. Nulla è cambiato nei dati macro e nella loro recente composizione e nulla è cambiato, per il momento, nella politica fiscale. Tutte le aspettative di cambiamento del quadro attuale saranno più concrete solo quando avremo un contorno più definito della Trumpenomic e della facilità con la quale il rissoso quadro politico Americano la sosterrà".

In conclusione, spiega il gestore di Lemanik, "nel frattempo preferiamo mantenere una posizione d'investimento più coerente con un contesto globale alquanto complesso e certamente non facile per i prossimi mesi. La nostra view a 3/6 mesi si può riassumere come segue: 1) la dannosa forza del dollaro tenderà a proseguire ancora ma non sarà facilmente sostenibile perché il ciclo dell'economia Usa nel breve termine rallenterà. Sarà dunque fondamentale gestire in modo attivo le posizioni long attualmente in essere. La strategia rimane long Usd o flat vs Euro; 2) la recente caduta dei bond è destinata a fermarsi e mi aspetto rimbalzi tecnici senza che questo possa comunque modificare un quadro fondamentale negativo per questa asset class per tutto il 2017. Attualmente abbiamo ridotto le nostre posizioni short su Us Treasuries ma la strategia rimane short o flat per i mercati obbligazionari; 3) le Borse che hanno eccessivamente prezzato il "reflation trade" sono esposte a pronunciata vulnerabilità (Us, Uk, Toronto) e rimaniamo dunque short su tali mercati", spiega Novelli. "Il 2017 si potrebbe caratterizzare per una maggiore volatilità dovuta al continuo risk on/risk off che verrà procurato da un contesto politico Usa abbastanza complicato per l'implementazione della Trumpenomic e dal rischio di una maggiore volatilità nel ciclo dell'economia, innescata dalla successione di effetti restrittivi e reflattivi prodotti dalle variabili finanziarie a causa del continuo modificarsi delle aspettative degli investitori. In un mercato finanziario "narcotizzato" da anni di tassi a zero non è lecito attendersi un uscita indolore dal torpore, qualunque sia lo scenario atteso dai mercati", conclude Novelli.

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