La normalizzazione delle politiche monetarie non penalizza l'andamento dell'economia globale che, anche nel 2018, continuerà a crescere. E' quanto affermato dagli esperti di Union Bancaire Privée (UBP) nel corso dell'evento "Prospettive 2018: opportunità e rischi nella fase avanzata del ciclo economico", organizzato lo scorso 23 novembre a Milano. Norman Villamin, CIO Private Banking di UBP, ha illustrato lo scenario macroeconomico ricordando come l'outlook per il 2017, elaborato 12 mesi fa, si sia dimostrato in larga parte corretto: "La fase attuale è caratterizzata da un aumento del nazionalismo e da una crescita sincronizzata a livello globale che si attesterà su una media del 3,5% nel 2018". Villamin, nonostante le valutazioni elevate, si attende delle performance positive dall'azionario statunitense: "Senza recessioni all'orizzonte negli Stati Uniti, gli investitori si possono concentrare sulle stime di consenso di una crescita degli utili del 10/12%, che sosterrà le performance totali nel 2018. Un orientamento verso i titoli growth continua a essere fondato, mentre è troppo presto per orientarsi verso le azioni value. La cautela è però d'obbligo di fronte a una volatilità vicina ai suoi minimi storici", è il monito di Villamin. Per quanto concerne l'Europa, il Vecchio Continente è entrato nella fase intermedia del ciclo: "Gli investitori dovrebbero puntare sulla crescita degli utili come primo fattore di performance delle azioni, mentre le small/mid cap faranno meglio delle large cap". Infine il Giappone è, per Villamin, il mercato azionario preferito per il prossimo anno, "dove l'aumento degli utili e le valutazioni prossime ai minimi storici sosterranno le performance azionarie e, in particolare, quelle dei titoli bancari, tecnologici e dei consumi voluttuari". Considerando la gestione del rischio (rischi economici/politici, rischi delle riforme politiche/economiche, fattori geopolitici) in un mondo multipolare, "abbiamo introdotto strategie lunghe di volatilità a cui abbiniamo una gestione tattica nei rifugi sicuri tradizionali (oro, franco svizzero, ecc.)", ha spiegato Villamin.
Per Know Chow, Emerging Markets Macro and Fx strategist di UBP, sono migliorati i fondamentali dei Paesi emergenti che continueranno a registrare buoni tassi di crescita: "La ripresa degli emergenti è sostenuta dall'aumento delle esportazioni, dagli afflussi di capitale (si prevede un graduale aumento del divario tra il Pil dei mercati emergenti e quello dei mercati sviluppati) e dal miglioramento della fiducia delle imprese. Il Pil cinese rimane saldo, la fase di recessione in Russia e Brasile è ormai alle spalle ed è aumentata la spesa pubblica per le infrastrutture in Indonesia, Malesia e Tailandia". Chow, inoltre, ha sottolineato come la quota degli Emerging market nei portafogli in obbligazioni e azioni globali sia ancora bassa e abbia un potenziale di crescita.
"L'attuale fase di espansione economica negli Usa è una delle più lunghe nella storia (la terza dopo quelle del 1961 e del 1991) e fa temere che un’interruzione della crescita sia sempre più vicina", ha puntualizzato Christel Rendu de Lint, Head of Income di UBP. "Tuttavia, questo ciclo potrebbe ancora durare a lungo". Secondo Rendu de Lint, i rendimenti obbligazionari dovrebbero rimanere relativamente bassi, mentre gli spread creditizi restano attraenti. "Allo stato attuale, siamo fiduciosi sull'investment grade Usa, sull'high yield globale in CDS e sul debito subordinato delle banche europee. Nel reddito fisso è necessario adottare un approccio a rendimento assoluto. "E’ il tempo dell’absolute return attraverso una gestione attiva dell'allocazione nelle obbligazioni societarie e nei tassi d'interesse", ha affermato Rendu de Lint aggiungendo di vedere anche delle opportunità relative value.