Aifi, in collaborazione con Deloitte, lo scorso 11 ottobre ha presentato a Milano i dati di mercato del private debt in Italia concernenti il primo semestre 2018. "Il dato più interessante che emerge è quello sui disinvestimenti: i fondi, nel primo semestre dell’anno hanno già quasi triplicato il numero di exit di tutto il 2017", ha affermato Innocenzo Cipolletta, presidente Aifi. "Questo numero dimostra come lo strumento del private debt sia ormai una realtà consolidata anche in Italia e sia di supporto all’economia reale; infatti l’80% dei deal chiusi nel semestre ha avuto come obiettivo la crescita per linee esterne o interne della società".
Nei primi sei mesi dell'anno sono stati raccolti sul mercato 141 milioni di euro, mentre dall’inizio dell’attività (2013) a oggi, il fundraising complessivo ammonta a 1,9 miliardi di euro. Guardando alle fonti, sempre a partire dal 2013, il 90% proviene da investitori domestici, mentre il 10% dall’estero. Nella tipologia della fonte, il 24% del capitale è arrivato dai fondi di fondi istituzionali, il 22% dalle banche, e il 17% dalle assicurazioni.
"Il mercato italiano del private debt è in forte crescita, solo pochi anni fa non esisteva e oggi raccoglie già una massa di liquidità importante", ha detto Daniele Candiani, partner debt advisory/corporate finance Deloitte. "Qui in Italia è ancora un settore giovane ma in altri mercati internazionali, in particolare in Uk, i private debt rappresentano la fonte prevalente del debito a supporto di acquisizioni; oltre il 60% delle operazioni è finanziato infatti da questo strumento".
Nella prima parte dell’anno sono stati investiti 448 milioni di euro, +79% rispetto al primo semestre del 2017. Il numero di sottoscrizioni è stato pari a 59 (+31%) distribuite su 50 target (+56%). L’84% dell’ammontare è stato investito da soggetti internazionali che hanno realizzato il 59% del numero di operazioni. Il 52% delle operazioni sono state sottoscrizioni di obbligazioni, mentre il 46% crediti e il 2% ha riguardato strumenti ibridi. Per quanto riguarda le caratteristiche delle operazioni, la durata media è poco inferiore ai 5 anni mentre sulle dimensioni delle sottoscrizioni, l’85% dei casi ha riguardato operazioni con un taglio medio inferiore ai 10 milioni di euro. Il tasso d’interesse medio è stato pari al 5,5%. A livello geografico, la prima regione per numero di operazioni è la Lombardia, 27%, seguita dall’Emilia Romagna con il 19% e dal Veneto con il 12%. Con riferimento alle attività delle aziende target, nelle prime due posizioni, entrambe con il 20% degli investimenti, troviamo i beni e servizi industriali e l’alimentare. A livello dimensionale, il 60% degli investimenti ha riguardato imprese con meno di 50 milioni di fatturato.
Per quanto concerne i disinvestimenti, infine, a partire dal primo semestre 2018 sono state monitorate le operazioni di exit. Complessivamente, dal 2015 a oggi, sono stati realizzati 103 disinvestimenti per un ammontare pari a 246 milioni di euro; questo è il valore relativo all’investimento iniziale. Nel primo semestre 2018, sono state 68 le exit per un ammontare pari a 95 milioni di euro; il 66% degli strumenti di debito è ancora in portafoglio. Sempre nel primo semestre 2018, il 78% dei disinvestimenti è stato legato al piano di ammortamento, mentre il 15% ha riguardato rimborsi anticipati volontari su richiesta della società. Con riferimento all’investimento originario, il 56% dei disinvestimenti ha riguardato lo strumento del finanziamento.