Durante le turbolenze del 2020 le infrastrutture sono apparse come un porto sicuro, dimostrandosi relativamente resilienti. Tuttavia, lo shock senza precedenti subito in un breve lasso di tempo da questa classe di attivi in tutti i Paesi e settori di attività contemporaneamente ha fornito spunti di riflessione su diverse questioni.
In primo luogo, le infrastrutture sono fondamentali per il buon funzionamento dell’economia e della società, ma gli attivi infrastrutturali non sono tutti uguali. Ad esempio, i trasporti che dipendono dalla domanda, come gli aeroporti e le strade a pedaggio, hanno accusato il colpo più duro. L’energia rinnovabile ha espresso un buon andamento, nonostante un calo annuo della domanda di energia pari al 5% (novembre 2020), mentre l’energia convenzionale e le rinnovabili escluso il settore dell’elettricità, come i biocarburanti, hanno sofferto maggiormente durante la crisi del Covid19. Gli attivi sotto contratto e quelli regolamentati hanno beneficiato di una maggiore stabilità, mentre il comparto digitale è apparso come il principale vincitore. Tutto sta nel livello di sensibilità ai cicli economici, non nei riconoscimenti. Quest’anno ci ha ricordato che una diversificazione efficace è fondamentale per costruire un portafoglio difensivo e resistente, in linea con il tema ormai consolidato delle infrastrutture.
In secondo luogo, le infrastrutture continuano ad attirare un notevole interesse da parte degli investitori. La prospettiva di tassi d’interesse bassi per un periodo ancora più prolungato potrebbe persino aver incrementato l’attrattiva degli attivi in grado di generare flussi di cassa robusti. Nei primi nove mesi del 2020 la raccolta di fondi ha raggiunto quota 78,5 miliardi di dollari, il secondo tasso più alto dal 2015 per tale periodo (Infrastructure Investor, “Q3 Fundraising Report 2020”).Inoltre, il tema della sostenibilità nel suo complesso gode del favore degli investitori: gli afflussi totali verso i fondi sui mercati pubblici hanno superato i 50 miliardi di euro nel terzo trimestre del 2020, una cifra pari al 40% di tutti i flussi dei fondi europei (Morningstar, ottobre 2020).
Terzo, nonostante il calo senza precedenti dell’attività economica e delle emissioni di carbonio, il riscaldamento globale non sta scomparendo. La necessità di accelerare la transizione verso un futuro a basse emissioni di carbonio si fa sempre più impellente. Allo stesso tempo la pandemia ha messo in evidenza le disuguaglianze sociali e le fragilità delle società in cui viviamo. Il concetto secondo cui le aziende dovrebbero disporre di una “licenza sociale” per operare si è consolidato, rafforzando l’interesse degli investitori per l’investimento sociale. I Governi europei hanno consacrato l’investimento infrastrutturale come mezzo per stimolare l’economia postCovid adottando importanti pacchetti fiscali green.
Quarto, l’incertezza è destinata a perdurare. Il nostro modo di vivere, lavorare, viaggiare e consumare è cambiato e ciò dovrebbe avere un impatto duraturo sul tipo di infrastrutture proposte e sulla loro attuazione. Il 2020 ha dimostrato che anche nel settore delle infrastrutture le transizioni possono avvenire a velocità supersonica. Le infrastrutture digitali sono un esempio perfetto: in seguito alla migrazione di massa verso il lavoro e lo studio da remoto, la domanda di dati si è moltiplicata. Ciò ha accelerato una tendenza strutturale in atto già da tempo, che vede le infrastrutture per telecomunicazioni diventare una componente fondamentale di un’economia funzionante. Per fare un esempio, un sondaggio di McKinsey (ottobre 2020) stima che questa accelerazione dell’ordine di tre o quattro anni stia stimolando la crescita dei data center.
Alla luce di tutto ciò, siamo convinti che la nostra tesi e la nostra strategia di investimento di lungo termine, incentrate sui temi della tecnologia, delle innovazioni dirompenti e della sostenibilità, siano ben posizionate per beneficiare del rapido cambiamento dell’ordine economico. Quindi, dove crediamo di poter trovare valore nel 2021 per quanto riguarda le infrastrutture core, che rappresentano il fulcro della strategia? La risposta va ricercata nell’enorme portata degli investimenti necessari per raggiungere l’obiettivo europeo di una transizione energetica sostenibile. Il Green Deal dell’UE propone di investire oltre 750 miliardi di euro (luglio 2020) a sostegno di questo tema, con iniziative incentrate su idrogeno, riscaldamento ed edifici, ricarica dei veicoli elettrici, stoccaggio di energia e batterie. Naturalmente, gran parte delle opportunità offerte da questi settori si trova nella fascia media del mercato.
Si tratta perlopiù di nuovi settori, tuttavia, aspetto ancora più importante, crediamo che gran parte dell’alfa verrà generato dagli investimenti in attivi in transizione: ossia attivi cosiddetti “brown” che forniscono servizi sociali ed economici essenziali, ma sono chiaramente intenzionati a partecipare alla transizione green. Gli anni a venire si annunciano entusiasmanti. La forte spinta verso una ripresa green non può che rafforzare la nostra tesi d’investimento, dando luogo a maggiori opportunità.
A cura di Ingrid Edmund, Gestore di portafoglio senior