CINA, IL GRANDE RESET DELLA REGOLAMENTAZIONE La view di Robin Parbrook, Co-Head of Asian Equity Alternative Investments di Schroders
08/09/2021 In Primo Piano

L’Indice MSCI China ha perso oltre il 30% dopo che il Presidente Xi ha annunciato grandi cambiamenti nel modo in cui alcune società saranno regolate. Più che i dati sulla crescita economica, lievemente deludenti, o la situazione legata al Covid 19, è proprio nel tema della regolamentazione il motivo di questo recente calo.

Infatti, la gran parte di esso è avvenuto negli ultimi due o tre mesi, quando in Cina si è realmente cominciato a discutere del funzionamento del mondo dell’istruzione, con l’obbligo per il settore del tutoring doposcuola di operare senza scopo di lucro. Questo sviluppo ha rappresentato un campanello d’allarme per gli investitori in riferimento ai rischi normativi in Cina.

In seguito, abbiamo assistito a una serie di annunci, frutto di un insieme di politiche la cui formulazione viene da lontano. Prendendo in considerazione i discorsi del Presidente Xi negli ultimi tre/quattro anni, si trovano molti riferimenti alla prosperità comune, al progresso, alla mobilità sociale, ai rischi della “finanziarizzazione” e alla politica della doppia circolazione. Il senso alla base di tali riferimenti sembra l’ambizione di rendere la Cina più autosufficiente nei settori strategici.

Ma la cosa più sorprendente è stata la velocità a cui la Cina si è mossa per regolare molti settori chiave, in particolare in quello di internet, che per gran parte degli investitori americani è quello che attira più interesse, poiché molti titoli sono quotati negli Stati Uniti.


Cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro?

È difficile rispondere, poiché non sappiamo cosa succederà. Tuttavia, i cali sono comprensibili considerando che l’azione normativa è stata molto più draconiana e rigida di quanto ci si aspettasse.

In ogni caso, vale la pena ricordare che le azioni cinesi erano abbastanza gonfiate a febbraio e marzo, con valutazioni da bolla speculativa, in particolare nei settori internet e biotech. Anche in assenza di annunci sul fronte normativo, quei settori molto probabilmente sarebbero stati esposti a correzioni.

Detto questo, abbiamo ovviamente visto una grande correzione interessare titoli come Alibaba, con valutazioni ormai vicine alla metà rispetto al livello raggiunto al loro massimo. Quindi probabilmente gran parte del calo iniziale è stato legato all’ingente shock normativo.

Ritengo che ora le persone siano consapevoli che non si può comparare Alibaba con Amazon, né Tencent con Facebook, poiché si tratta di società domestiche cinesi, che operano in un contesto completamente diverso da quello dei loro competitor americani.

Probabilmente abbiamo passato il momento peggiore, ma il rimbalzo potrebbe essere lieve guardando avanti. Inoltre, assisteremo probabilmente a ulteriori annunci, soprattutto in questi settori.

Il Presidente Xi e il PCC affermano di mirare a una riduzione dei prezzi nel settore immobiliare, così come dei costi in quello sanitario. In Cina la maggior parte delle società, non necessariamente quelle di proprietà dello Stato, hanno obblighi nei confronti dello Stato, e di conseguenza lavoreranno per il bene comune. Siamo abbastanza prudenti su quei settori che rientrano chiaramente nel target degli obiettivi politici che mirano alla prosperità comune.


Come investire in Cina nell’attuale contesto

Gli investitori possono acquistare società occidentali con un’alta esposizione verso la Cina, come Louis Vuitton, Nike o Adidas. Oppure possono ottenere esposizione alla Cina attraverso le azioni quotate sulla Borsa di Hong Kong, o attraverso le A-share quotate sulle Borse di Shenzhen o Shanghai. O ancora, possono acquistare i titoli delle multinazionali presenti in Cina, come ad esempio Schindler o KONE.


Quali prospettive per il resto dell’Asia?

C’è un grande reset in corso in Cina. Si tratta di un cambiamento strutturale, né ciclico né solo un rumore. Ciò implica che è necessario ripensare la quantità di capitale che si intende investire in Cina. Quando un Paese trasforma la parte più vivace della sua economia (i titoli internet e alcuni nomi dell’healthcare) in società quasi controllate dallo Stato, queste diventano meno interessanti.

La prima reazione ha visto i capitali spostarsi verso altri mercati della regione, come l’India. Ma non sappiamo se gli investitori si chiederanno se abbiano davvero bisogno di investire una mole così ampia di capitali in Asia in generale, o nei mercati emergenti in generale, di cui la Cina è di gran lunga il mercato più grande.

Non abbiamo ancora assistito a una dinamica del genere, né ci aspettiamo che avvenga, ma di certo si assisterà a una diversificazione degli investimenti al di fuori dalla Cina. Alcuni potrebbero indirizzarsi verso i mercati più piccoli dell’ASEAN (le Nazioni del Sudest asiatico), come Corea del Sud o Taiwan, dato che sono i mercati più liquidi di tutta la regione.


È ancora conveniente investire in Cina?

Si continuerà sempre a guardare alla Cina, fino a quando si continuerà a investire: assumendo che gli investitori vogliano investire nelle grandi multinazionali, queste infatti continueranno ad avere esposizione in Cina. Di conseguenza non la si può ignorare.

Ci sono diverse società molto interessanti in Cina che non sono influenzate dai rischi normativi delle società di consumo, in particolare alcune delle aziende di export, e alcune del tech.

Il beta (una misura della volatilità, o rischio sistematico, della sicurezza di un portafoglio comparato al mercato nel suo insieme) dalla Cina probabilmente ora è relativamente basso, ma restano comunque molte opportunità, dato che il mercato continua a essere inefficiente.


A cura di Robin Parbrook, Co-Head of Asian Equity Alternative Investments di Schroders

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