L'IMPATTO DELLA RIPRESA DELLA SUPPLY CHAIN CINESE SULL'INFLAZIONE Secondo Carol Liao, China Economist, e Allison Boxer, US Economist di PIMCO
17/08/2022 Redazione MondoAlternative
Il mercato azionario giapponese ha navigato in acque agitate anche lo scorso trimestre e le incognite sono troppe. Carol Liao, China Economist, e Allison Boxer, US Economist di PIMCO, spiegano che la strategia zero Covid in Cina ha bloccato il centro manifatturiero di Shanghai per settimane e i prezzi di importanti materie prime sono ancora elevati a causa della guerra in Ucraina, e questo non aiuta sul fronte inflazionistico. 
Al contrario, le principali Banche Centrali hanno alzato i tassi di interesse per combattere l’inflazione, mentre la Banca Centrale giapponese rappresenta un’eccezione alla regola. "La politica dell’istituto per il controllo della curva dei rendimenti ha portato a una svalutazione dello yen di oltre il 10% rispetto al dollaro. Nella seconda metà del trimestre si sono intensificati i timori del mercato che gli ampi rialzi dei tassi di interesse possano provocare una recessione negli Stati Uniti", riflettono Liao e Boxer. "D’altra parte ciò ha messo un freno alla risalita dei prezzi delle materie prime e alleviato le pressioni sui tassi a lungo termine. In tale scenario di mercato, i titoli value sono nuovamente avvantaggiati rispetto ai titoli growth. Ne hanno risentito soprattutto i titoli con un peso maggiore nell’indice, in particolare nell’IT. Gli investitori hanno puntato maggiormente sui titoli orientati ai consumi interni, dato che la situazione Covid in Giappone è in miglioramento e i consumatori stanno tornando a spendere. Nel complesso, i titoli value hanno fatto meglio lo scorso trimestre mentre i titoli a bassa e media capitalizzazione hanno perso meno rispetto alle 100 large cap".
Secondo Liao e Boxer, una buona parte del mercato azionario giapponese globalizzato, per esempio il settore manifatturiero che genera la maggior parte degli utili all’estero, ha risentito molto quest’anno della pandemia in Asia e direttamente della guerra in Ucraina. L'aumento dell’inflazione a causa della carenza di molte materie prime importanti e della mancanza di componenti ha pesato sulle azioni di queste aziende. Inoltre, la stretta monetaria della Federal Reserve ha messo sotto pressione in molti casi i PE, che oggi sono bassi come 10 anni fa. "Ciò potrebbe offrire un’interessante opportunità di investimento o di accumulo agli investitori a lungo termine. Siamo tuttora convinti che la trasformazione digitale dell’economia avrà un impatto positivo su numerose società quotate", spiegano ancora le due esperte di PIMCO, che poi proseguono: "Nel settore dei beni strumentali, la pandemia da Covid e il conflitto in Ucraina dovrebbero far aumentare la domanda di modernizzazione e rinnovo dei macchinari per la produzione contribuendo alla tutela dell’ambiente, alla piena efficienza, alla decarbonizzazione e alla produttività. Nel contempo, l’automazione e la gestione automatizzata delle linee di produzione, della logistica e del magazzino continuano a diffondersi mentre il bacino di consumatori di semiconduttori, macchine utensili e robot industriali è in costante espansione".
Liao e Boxer evidenziano poi che, in questo momento, l’aumento dei prezzi delle commodity, in abbinamento alla debolezza della valuta, riduce i margini di molte società, soprattutto quelle che generano la maggior parte delle vendite internamente e che si approvvigionano all’estero, e che trasferiscono con lentezza gli aumenti dei prezzi ai consumatori. Ciononostante, c’è qualche segnale che gli aumenti del prezzo finale vengono trasferiti più facilmente per cui i titoli di beni di consumo, tra gli altri, appaiono più interessanti.
L'analisi delle due esperte di Pimco prosegue: "Guardando oltre il terzo trimestre, il calo del prezzo del petrolio e di importanti materie prime potrebbe essere rilevante per il mercato azionario. I dati in questo momento sono deboli e poco convincenti. La stretta monetaria di diverse banche centrali probabilmente farà rallentare la crescita economica, alleviando le pressioni sui prezzi delle materie prime e poi sull’inflazione. Nel mercato azionario giapponese ciò dovrebbe portare a un nuovo orientamento; i titoli che sono stati trascurati dagli investitori nei recenti trimestri dovrebbero tornare in auge. Crediamo che ci vorrà ancora qualche mese prima che l’inversione di tendenza dell’inflazione appaia evidente sui mercati".
"Quando gli investitori inizieranno a fare previsioni sulla fine dei rialzi dei tassi di interesse negli Stati Uniti potrebbe iniziare un nuovo ciclo, e il mercato azionario giapponese dovrebbe ritrovare vigore. Come spesso accade nei momenti di svolta, c’è parecchia incertezza, e molti investitori non hanno il coraggio di cambiare. In questo momento, probabilmente uno dei grafici più interessanti che ci permette di comprendere meglio la situazione attuale ed avere anche maggiore chiarezza di quello che potrebbe accadere in futuro è la tendenza dei tassi ipotecari negli Stati Uniti e la loro correlazione con l’indice ISM PMI", mettono infine in luce Liao e Boxer, che poi concludono: "La variazione assoluta rispetto all’anno precedente dei tassi ipotecari può anticipare un boom economico oppure una domanda economica debole. I tassi ipotecari negli Stati Uniti sono saliti molto dall’inizio dell’anno. Dato che l’aumento dei tassi di interesse ha un impatto negativo sull’economia, la variazione assoluta su base annua viene indicata in direzione opposta. Un eventuale taglio dei tassi di interesse negli Stati Uniti, come abbiamo detto, potrebbe non essere visibile fino all’anno prossimo, se non oltre, sotto forma di un’inversione di tendenza dell’economia. Tale punto di svolta potrebbe essere il segnale di un nuovo rialzo imminente per il mercato azionario. Come sempre, sarà il futuro a dirci se sarà così oppure no. Noi monitoreremo l'andamento del grafico".
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