Nel corso della presentazione del suo outlook annuale, Natixis Investment Managers ha fatto un resoconto dei principali eventi economici accaduti nel 2022 e ha manifestato un certo ottimismo nell’analisi delle prospettive per il nuovo anno.
“La chiave di lettura del 2022, oltre agli eventi geopolitici, è sicuramente la riscoperta della resilienza dell’inflazione, la quale si è manifestata con forza in quasi tutte le economie mondiali” ha evidenziato Mabrouk Chetouane, Head of Global Market Strategy di Natixis IM, il quale ha poi proseguito: “Anche la crisi energetica è stata un evento rilevante nell’anno in corso, soprattutto per il Continente europeo. Tuttavia questa difficoltà può rappresentare un’opportunità per l’Europa, la quale sta accelerando nella ricerca di nuove soluzioni per la produzione e l’offerta di energia in modo da non dipendere più dal gas russo. Il 2022 ci ha anche mostrato la forza dei business cycle europei: siamo ai livelli pre Covid in termini di investimenti e occupazione e questo è un dato che mostra resilienza delle economie europee. Si va incontro probabilmente ad una recessione che potrebbe essere meno intensa del previsto, grazie anche ad una maggior libertà fiscale da parte dei Governi causata dal ruolo benefico dell’inflazione sul peso del debito. Inoltre la Bce possiede ormai tutti gli strumenti (ultimo in ordine cronologico il Tpi) per essere una istituzione credibile nel poter difendere le economie europee”.
Per quanto riguarda le elezioni appena tenute in Italia, secondo Chetouane non ci sarà un grande cambiamento nel breve termine, in quanto il Governo Meloni porterà avanti l’agenda delineata da Mario Draghi, soprattutto per quanto riguarda gli accordi intrapresi con l’Eurozona. “Inoltre le recenti tensioni tra Germania e Francia forniscono al nuovo Governo l’opportunità di essere un mediatore determinante nelle future scelte intraprese dall’Europa” ha concluso l’esperto.
Per quanto riguarda i tassi di interesse, Natixis IM si aspetta un atteggiamento ancora piuttosto severo da parte delle Banche Centrali a differenza dell’eccessivo ottimismo diffuso tra i mercati; la presenza di una inflazione ancora troppo elevata non lascia infatti altra scelta in ambito di politica monetaria.
In termini di asset allocation è quindi ancora presto per esporsi eccessivamente sull’equity, il quale tornerà ad essere appetibile solamente nella seconda metà del prossimo anno, quando è auspicabile che sia l’inflazione sia i tassi di interesse abbiano raggiunto il loro picco. Già ora invece l’obbligazionario inizia ad offrire opportunità interessanti, specialmente nel segmento investment grade. A tal proposito Philippe Berthelot, Cio Credit & Money Markets presso Ostrum AM, ha confermato come il 2023 possa rappresentare un “Annus Mirabilis” per il mondo del fixed income, dopo uno dei peggiori anni della storia come il 2022. Anne-Laurence Rocher, Deputy Ceo & Head of Private Equity & Natural Capital presso Mirova, ha invece sottolineato l’importanza dei private asset nella diversificazione dei portafogli: “Questa asset class è sempre più considerata sia da investitori istituzionali sia da investitori individuali. I primi ne apprezzano la valuation di lungo periodo rispetto alle asset class più liquide mentre gli investitori individuali gradiscono particolarmente la chiarezza di ciò che si inserisce in portafoglio. Si stima che nel 2023 il 20% degli inflow in questa asset class proverrà proprio dal segmento retail”. Infine Karen Kharmandarian, Cio & Co-Manager di Thematics AI & Robotics strategy presso Thematics AM, ha affermato: “Nonostante le grandi difficoltà dell’equity nel 2022 ci sono stati buoni afflussi per gli investimenti tematici, i quali ormai sono sempre più utilizzati dagli investitori per accedere al segmento azionario. Nel prossimo anno ci aspettiamo una ripresa di quei settori che hanno fondamentali solidi, come ad esempio il tecnologico. Rimangono sempre appetibili gli investimenti legati al climate change, data l’importanza della tematica in un’ottica di medio/lungo termine”.