"Si dice che la diversificazione sia l'unico free lunch disponibile sui mercati finanziari. I progressi della globalizzazione e i liberi flussi di capitale hanno permesso agli investitori di ripartire i loro investimenti su diverse aree geografiche, sfruttando le correlazioni non perfette. Se da un lato questo approccio riduce parzialmente il rischio di portafoglio, dall'altro introduce una nuova componente nell'allocazione: il rischio valutario". A evidenziaro sono Denisa Cumova e Philipp J. Kremer, rispettivamente, FRM, Head of Portfolio Management and Quantitative Research e , CFA, CAIA, Senior Portfolio Manager & Quant Researcher di La Francaise Systematic AM, che poi spiegano: "Il rischio valutario, o fluttuazioni dei cambi, può contribuire in modo significativo alla volatilità del portafoglio, vale a dire che il rischio del portafoglio, misurato nella valuta nazionale dell'investitore, non dipende solo dalle fluttuazioni dei prezzi delle attività estere, ma anche dalle variazioni delle valute estere associate. Quest'ultima componente è spesso più difficile da gestire, data la complessità della valutazione del rischio di una valuta rispetto a un'altra. Trascurare il rischio valutario può portare a un utilizzo non ottimale del budget destinato al rischio e, in ultima analisi, a un impatto negativo sul rapporto rischio/rendimento a causa di fluttuazioni valutarie indesiderate".
Overlay valutario: l'ampiezza delle possibilità
Per mitigare gli effetti negativi dell'esposizione al Forex, gli investitori possono adottare approcci differenti, il più semplice dei quali è la copertura passiva, che annulla quasi completamente il rischio di cambio. "Tuttavia, dato il differenziale di tasso d'interesse (IRD), la copertura passiva è spesso l'approccio più costoso da seguire per un investimento in euro", affermano Cumova e Kremer. "Dato il fabbisogno di liquidità dei futures e dei contratti a termine, una copertura statica tende ad aumentare il rischio di liquidità del portafoglio. Di conseguenza, gli investitori possono essere costretti a vendere attività a condizioni sfavorevoli (ad esempio, si consideri l'elevato fabbisogno di liquidità di una copertura in Usd (circa il 16%) durante il calo del mercato indotto dall'inflazione del 2022). In tali circostanze, una copertura statica avrebbe interferito con il vantaggio dell'apprezzamento del dollaro Usa, eliminando tutti i benefici di quella che è ampiamente considerata una valuta rifugio in tempi di crisi", evidenziano Cumova e Kremer, che poi continuano: "Date le condizioni di mercato in continua evoluzione, le correlazioni tra classi di attività e valute sono dinamiche e la caratteristica di riduzione del rischio di alcune valute, come l'USD o lo JPY, varia. Alla luce di queste limitazioni, gli investitori ricorrono spesso a un compromesso, a metà strada tra una copertura statica completa e una strategia di investimento senza copertura, la cosiddetta copertura passiva parziale. In questo contesto, la quota ottimale di copertura dipende da diversi fattori, tra cui: i costi di copertura, i flussi di cassa del portafoglio, la liquidità degli asset, gli effetti di diversificazione, le normative e le aspettative del mercato. Sebbene una copertura parziale possa essere un buon compromesso, rimane una soluzione subottimale a causa della variabilità dei fattori decisionali sopra citati".
Secondo gli esperti di La Francaise Systematic AM, "i costi elevati si applicano anche all'utilizzo delle opzioni, dati i loro elevati premi di opzione iniziali. Inoltre, come per qualsiasi strategia di sovrapposizione di forward/future, gli investitori necessitano di competenze e di un assetto operativo per implementare e monitorare in modo efficiente tali strategie, compresi i regolari aggiustamenti di copertura alle variazioni di valore del portafoglio. Il golden standard è quindi una strategia dinamica sistematica che fornisce una protezione efficace in caso di deprezzamento della valuta e un'analoga presa di profitto in caso di apprezzamento della valuta".
Copertura dinamica sistematica: la strategia ottimale
La relazione tra le variabili economiche può essere intrinsecamente non lineare. "Ciò vale in particolare per il mercato valutario, che è soggetto a una moltitudine di forze macroeconomiche e politiche. Il ricorso a modelli più semplificati (spesso lineari) non riesce a cogliere la complessità delle variabili interagenti. La strategia di copertura ottimale consiste quindi nell'individuare i metodi appropriati per valutare tutte le variabili di input e le loro interazioni", concludono Cumova e Kremer.