L’elezione di Donald Trump a nuovo Presidente degli Stati Uniti ha generato incertezza sui mercati asiatici, con gli investitori che attendono di capire quali saranno le prossime mosse della nuova amministrazione sul fronte delle tariffe commerciali. Questo avviene in un momento in cui le valutazioni delle aziende, ad esempio in Cina e in Corea, sono particolarmente contenute, anche se per motivi differenti, mentre quelle in India sono elevate.
Ne ha parlato James Cook, Investment Director per la strategia azionaria asiatica ex Japan di Federated Hermes, illustrando le proprie view durante una conferenza stampa volta a illustrare lo scenario attuale. Cook, in particolare, ha messo in evidenza che la prima “trade war” iniziata da Trump durante il suo primo mandato ha avuto un impatto significativo per quelle imprese che non erano preparate. Da allora, inoltre, le esportazioni della Cina verso gli Stati Uniti sono scese dal 18% al 14%.
"Adesso", ricorda Cook, "Trump ha minacciato dazi al 60% su alcuni beni, anche se è da vedere se questa è la cifra che viene messa sul tavolo come base di negoziazione, per poi scendere a livelli più contenuti. Al di là delle tariffe e del loro peso per i commerci esteri, occorre tuttavia tenere presente che Paesi come la Cina, l’India e l’Indonesia hanno dei mercati interni piuttosto forti, e l’Asia in generale continua a mostrare dinamiche di crescita del prodotto interno lordo piuttosto solide".
Per far fronte al clima di tensione commerciale, inoltre, l'Investment Director di Federated Hermes ha ricordato che diverse imprese cinesi hanno aperto dei siti produttivi in Europa, Messico e nel Sud America per poter accedere a mercati su cui gravano dei dazi. In ogni caso, investendo in Asia, Federated Hermes rimarca che al propria intenzione di evitare di investire in aziende con business simili a quelli di controparti americane, che quindi potrebbero essere colpite maggiormente da nuovi dazi, in particolare nei settori dei capital goods e degli equipaggiamenti.
"Guardando oltre la Cina, l’India da un punto di vista top down è un Paese molto interessante, ma guardando alle singole aziende, si scoprono delle valutazioni particolarmente elevate in questo momento, tra le più alte sui tutti i mercati globali. Su base relativa, quindi, le aziende cinesi risultano molto più interessanti", tanto che l'Investment Director di Federated Hermes ha ricordato come la strategia del fondo asiatico ex Japan stia sovrappesando in modo consistente proprio la Cina, mentre detiene solo una posizione in un’azienda indiana.
Infine, Cook ha indicato come anche il mercato di Taiwan risulti sottovalutato, così come quello coreano: "Un catalyst perché il mercato cinese si possa riprendere deriva da ulteriori stimoli da parte del Governo, nella speranza che siano direzionati a rivitalizzare i consumi interni, per fronteggiare le minacce che arrivano dall’esterno. La transizione da un’economia che dipendeva fortemente dal settore immobiliare sembra infatti oggi completata".