“IL 2025 SARÀ CONTRADDISTINTO DA UNA RESILIENZA FRAMMENTATA” Le prospettive d’investimento di Union Bancaire Privée (UBP) per il prossimo anno
05/12/2024 In Primo Piano
Il prossimo anno la crescita economica sarà positiva, con gli Stati Uniti che registreranno un dato migliore rispetto all’Europa, con l’inflazione che dovrebbe toccare il valore minimo all’inizio del 2025 per poi tornare a salire nella seconda parte dell’anno e le Banche Centrali che taglieranno i tassi a un livello al di sotto delle attuali aspettative del mercato. In ambito azionario, restano preferiti i titoli americani e in particolar modo quelli legati al settore dell’healthcare, a differenza dell’Europa dove sono più interessanti le aziende legate al business della difesa.
Sul reddito fisso, nel caso di importanti stimoli fiscali negli Stati Uniti e in Cina, i rendimenti dei Treasury decennali potrebbero salire al 5% e quelli dei Bund tedeschi al 2,75%. Infine, il dollaro continuerà a mantenersi su valori elevati e l’oro proseguirà la sua corsa al rialzo fino a 2.800 dollari l’oncia. Sono questi alcuni dei punti più importanti evidenziati dall’outlook per il prossimo anno di UBP, che sottolinea l’importanza di adottare strategie prudenti per affrontare i mutamenti dell’economia globale e preservare il patrimonio nel 2025.

Economia frammentata e crescita resiliente
“Quest’anno la crescita economica globale si è dimostrata resiliente”, ha spiegato Norman Villamin, Group Chief Strategist di UBP, “trainata soprattutto dagli Stati Uniti che dovrebbero riuscire ad evitare la recessione grazie alla solidità dei consumi, agli investimenti nella tecnologia e agli stimoli fiscali. Nel 2025 la crescita mondiale dovrebbe attestarsi attorno al 3,1% e quella statunitense al 2/2,5%, sostenuta dalle politiche a favore delle imprese della nuova amministrazione Trump. La crescita al di fuori degli Stati Uniti sarà più frammentata a causa delle tensioni commerciali, sebbene l’Asia (con un +3,8%) farà da traino, soprattutto grazie all’India (6,5%) e ai Paesi Asean. La crescita cinese dovrebbe stabilizzarsi al 4,7%, nonostante il persistere dei rischi. In Europa è attesa una crescita contenuta (1% nell’Eurozona e 1,6% nel Regno Unito). I Paesi del Sud Europa come la Spagna e il Portogallo performeranno meglio di Germania e Francia, che dovranno far fronte alla necessità di limitare la spesa pubblica, alla lenta transizione verso nuovi settori di crescita e all’instabilità politica”, ha osservato Villamin.
Per quanto riguarda l’inflazione, invece, per Villamin i dati non saranno omogenei: “I Paesi a forte crescita, come Stati Uniti e Regno Unito, dovranno affrontare pressioni inflazionistiche, mentre Francia, Germania e Cina potrebbero dover far fronte a una crescita debole e rischi di deflazione. Le politiche fiscali rimarranno generalmente accomodanti: gli Stati Uniti punteranno sugli aiuti alle imprese e la Cina ricorrerà agli stimoli fiscali per sostenere la ripresa. I Paesi dell’Eurozona con i livelli di spesa pubblica più elevati, ossia Francia e Italia, dovranno seguire una politica di bilancio più rigorosa, ma possono tuttora affrontare le sfide climatiche e tecnologiche ricorrendo ai fondi dell’Unione Europea”.

Opportunità e rischi su equity e bond
Focalizzandosi sul mercato azionario, l’opinione di Villamin è che “in un’economia globale frammentata, la resilienza sarà un aspetto essenziale per gli investitori nel 2025 e i settori dell’healthcare e della difesa offrono basi solide. I titoli delle società farmaceutiche e biotecnologiche, storicamente resilienti, hanno visto scendere le loro valutazioni al di sotto dei livelli di mercato a causa di diversi fattori di incertezza, tra cui l’Inflation Reduction Act. Tuttavia, la riforma dei prezzi dei farmaci mostra effetti meno dirompenti delle attese ed emergono nuovi acceleratori della crescita, tra cui gli efficaci farmaci contro l’obesità. Pertanto, questi settori sono destinati a registrare una maggiore crescita degli utili e potenziali rivalutazioni. A sua volta, l’Europa registra un incremento secolare della spesa per la difesa, dopo decenni di sottoinvestimenti, e si attende una crescita annua costante del 6/9%, sebbene le valutazioni attuali debbano ancora riflettere un simile potenziale”.
Secondo Villamin, invece, persistono rischi elevati soprattutto nell’ambito del reddito fisso: “L’aumento dei rendimenti obbligazionari potrebbe mettere alla prova gli investitori: non si escludono rendimenti del 5% per i Treasury Usa a 10 anni se l’inflazione rimarrà persistente o se verranno adottati importanti stimoli fiscali. In questo contesto, gli hedge fund rappresentano un’opzione interessante, in quanto le strategie Relative value e di arbitraggio riducono la volatilità dei tassi d’interesse e le strategie Macro e Long/short equity mitigano i rischi del mercato azionario”.

L’Europa di fronte a un bivio
Il prossimo anno si prospetta ricco di incertezza politica in Europa, con le elezioni in Germania a cui probabilmente seguiranno quelle in Francia, condizionando così il quadro economico e politico del Continente. “La polarizzazione in atto nelle principali economie mette alla prova l’abilità dell’Europa di affrontare le sfide del XXI secolo, come evidenziato da Mario Draghi nel suo rapporto sul futuro della competitività”, ha indicato Villamin. “In questo scenario, la Svizzera e la Scandinavia si distinguono per le interessanti opportunità d’investimento che offrono, spinte dall’innovazione e dall’elevata redditività che le caratterizzano. Mentre i Paesi core dell’Europa si trovano a dover fare i conti con un sostegno fiscale limitato, i settori nazionali quali la difesa si dimostrano promettenti, mentre alcuni titoli finanziari e le azioni del Regno Unito offrono prospettive di ripresa ciclica. Nel 2025, quindi, gli investitori potrebbero navigare il contesto sfidante in Europa, orientandosi verso la Svizzera e la Scandinavia. Per quanto riguarda i settori, il focus potrebbe indirizzarsi sulla difesa per partecipare alla crescita e all’innovazione, nonché verso i titoli finanziari e il Regno Unito per cogliere opportunità di ripresa ciclica nel nuovo anno”, ha rivelato Villamin.

Rimane l’incertezza sull’economia cinese
“Negli ultimi mesi del 2024 le autorità cinesi hanno cominciato a introdurre alcune riforme in risposta alle sfide strutturali e cicliche”, ha esordito Villamin, che ha poi proseguito sottolineando come “le misure per iniettare capitale nel sistema bancario, complessivamente inferiori all’1% del Pil, non sono equiparabili ai precedenti sforzi su larga scala compiuti in Cina e in altri Paesi. Non è chiaro se la Cina seguirà la strategia del 1998 per liberarsi dei mutui ipotecari inesigibili e concentrarsi sui finanziamenti alle imprese a favore della crescita. Mentre prosegue la riforma del mercato immobiliare, la Cina intende stimolare i consumi, sebbene ciò rappresenti solo un piccolo passo negli sforzi per riequilibrare l’economia. Il successo dipenderà dalle future decisioni politiche e dalla disponibilità del Paese a compiere interventi audaci volti ad alimentare la fase successiva della crescita”. Inoltre, per Villamin “le materie prime, tra cui il rame e l’alluminio, e i titoli azionari di Singapore e dei Paesi Asean possono beneficiare di un’economia cinese più stabile e in crescita”.

Prospettive su mercato valutario e oro
Nel 2025 le politiche statunitensi sui dazi domineranno il mercato dei cambi e manterranno il dollaro su un valore elevato nel breve termine nonostante i tagli dei tassi della Fed, mentre i mercati attendono chiarezza sui livelli dei dazi, che potrebbero essere noti entro la fine del primo trimestre”, ha evidenziato Villamin, secondo cui “fino ad allora, le valute dei Paesi con un’esposizione elevata al commercio con gli Stati Uniti, tra cui CNY, MXN, CAD ed EUR, potrebbero subire alcune pressioni.
Lo yuan cinese rischia di rimanere particolarmente debole a causa del ciclo dei tagli dei tassi in Cina e dell’esigenza di condizioni finanziarie più accomodanti per il mercato interno. Le valute dei mercati emergenti ad alto rendimento, tra cui TRY, BRL e MXN, potrebbero recuperare terreno nel corso dell’anno, beneficiando di un robusto carry reale e nominale. Nel frattempo, si attende un altro forte apprezzamento dell’oro, anche fino a 2800 dollari l’oncia, sostenuto dalle incertezze geopolitiche e dalla forte domanda di metallo fisico da parte delle Banche Centrali e degli investitori retail. L’argento, favorito dallo slancio dell’oro e dal rapporto storicamente basso con il metallo giallo, potrebbe salire attorno ai 40 dollari l’oncia”, ha concluso Villamin.
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