Le differenze sulle due sponde dell’Atlantico non mancano anche dinanzi ai primi segnali di rallentamento negli Stati Uniti. Se da un lato è vero che fino a poco fa l’economia statunitense sembrava accreditata di un trend di crescita inarrestabile, dall’altro di recente abbiamo registrato un rallentamento negli Stati Uniti sia sul fronte immobiliare che su quello del consumo. Nello specifico: sul fronte immobiliare c’è stato un calo delle vendite sia di case esistenti che di nuove costruzioni, mentre, fronte consumi, a far riflettere è l’ultima rilevazione dell’indice dei consumatori del Michigan che ha fotografato una flessione molto significativa, dato questo particolarmente rilevante anche perché la fiducia dei consumatori è stata fino ad ora un traino solidissimo dell’economia a stelle e strisce.
Anche il tema dell’inflazione lascia pensare: considerando che si riscontra una certa fatica a scendere verso i livelli auspicati non è da escludere a priori uno scenario di rallentamento della crescita combinato con un livello di inflazione più elevato negli Stati Uniti.
Sul fronte del posizionamento obbligazionario queste condizioni portano a favorire in questo momento la parte lunga della curva che potrebbe beneficiare di una flessione della crescita. La discriminante chiave sarà tuttavia comprendere quanto l’inflazione sarà viscosa. Nei fatti, se l’inflazione continuerà ad essere viscosa sulla scia di un rallentamento della crescita, lo scenario si rivelerebbe negativo per i mercati obbligazionari, tanto sulla parte breve quanto su quella lunga. Qualora invece i dati macroeconomici dovessero anticipare finalmente un contenimento nella traiettoria al rialzo dei prezzi, in questo caso un posizionamento interessante potrebbe essere aumentare l’esposizione alla duration americana. In questa fase, dal nostro punto di vista, la parola d’ordine rimane la prudenza sulla curva americana, sia sulla parte lunga che su quella breve.
A cura di Federico Valesi, CFA, Lead Portfolio Manager Credit Strategies di Quaestio Sgr