L’annuncio di un nuovo pacchetto di dazi da parte del Presidente Trump ha riacceso le tensioni sul fronte commerciale globale, alimentando un clima di forte incertezza sui mercati. “Le possibili ripercussioni su crescita, inflazione e utili aziendali hanno spinto gli investitori a rivedere le prospettive macroeconomiche, con un conseguente aumento della volatilità”, sottolinea Karin Kunrath, Chief Investment Officer di Raiffeisen Capital Management, che prosegue: “Negli Stati Uniti, il rischio di recessione è in crescita e la Fed ha già prezzato tre tagli dei tassi nel corso dell’anno. Anche in Europa si attendono ulteriori allentamenti monetari, mentre la Germania ha abbandonato il vincolo del pareggio di bilancio per sostenere l’economia con misure fiscali espansive. Tuttavia, il rischio di uno scenario di stagflazione (combinazione di crescita stagnante e inflazione elevata) pesa sulle prospettive dei mercati globali. In questo contesto, i recenti segnali di rallentamento ci hanno spinto ad adottare un approccio più cauto, azzerando il posizionamento tattico in vista di una fase di maggiore instabilità”.
Outlook sulle diverse asset class
Obbligazioni: cautela sui Treasury statunitensi
a favore dei governativi europei
Secondo Kunrath, “i mercati obbligazionari hanno reagito positivamente agli ultimi sviluppi, con un rialzo dei prezzi dei titoli di Stato statunitensi ed europei (e un corrispondente calo dei rendimenti). Di conseguenza abbiamo ridotto la nostra esposizione ai Treasury Usa, mantenendo un approccio prudente. La politica dell’Amministrazione statunitense si muove in direzioni che contemporaneamente alimentano l’inflazione e frenano la crescita, una dinamica in contrasto con gli interessi del Tesoro Usa. In considerazione dell’imprevedibilità delle mosse della Casa Bianca, manteniamo per ora una posizione neutrale in termini di duration sui titoli di Stato Usa, privilegiando invece i titoli di Stato europei, in particolare francesi e italiani”.
Sul fronte dei corporate bond, Kunrath afferma che “abbiamo osservato un ampliamento degli spread sul credito in seguito agli annunci di Trump. I segmenti high beta e high yield hanno già subito correzioni più marcate. Continuiamo a mantenere un approccio cauto verso il mercato high yield Usa, ritenendo che le politiche economiche dell’Amministrazione statunitense possano indebolire ulteriormente un settore corporate già fragile. Ci attendiamo un ulteriore aumento dei premi di rischio, e quindi manteniamo un atteggiamento prudente su questa asset class. Restiamo neutrali sul mercato corporate in euro: il credito europeo è relativamente più resiliente, anche se i titoli finanziari hanno registrato perdite superiori rispetto ai non finanziari”.
Inoltre, guardando alle obbligazioni dei mercati emergenti, “osserviamo la buona tenuta dei mercati locali”, evidenzia l’esperta, che continua: “Le misure, che si sono rivelate più significative delle attese (in particolare verso l’Asia) hanno provocato una moderata reazione risk-off sul fronte obbligazionario europeo. Tuttavia, l’ampliamento degli spread, più accentuato nei segmenti con rating inferiore, è stato in gran parte compensato dal calo dei rendimenti statunitensi. I mercati obbligazionari locali hanno reagito positivamente, grazie all’outlook di crescita globale più debole. Tuttavia, le valute emergenti hanno perso terreno contro l’euro, seguendo l’andamento del dollaro Usa. Fanno eccezione le valute dell’America Latina, che sono rimaste stabili o si sono addirittura apprezzate rispetto all’euro, trainate dal rafforzamento rispetto al dollaro: il Messico non è interessato dai dazi di ritorsione, e il Brasile solo marginalmente. Manteniamo una posizione difensiva sui bond emergenti in valuta forte, dato che ci attendiamo maggiore avversione al rischio da parte degli investitori statunitensi. Nonostante l’aumento moderato degli spread da metà febbraio 2025, riteniamo che i livelli attuali non riflettano ancora adeguatamente i rischi impliciti”.
Azionario: correzione significativa
sui mercati sviluppati
Già prima degli annunci sull’introduzione di dazi generalizzati, il sentiment sui mercati azionari globali si era deteriorato in modo significativo. Per Kunrath, “le misure imprevedibili provenienti dagli Stati Uniti hanno dato un risultato in particolare: l’aumento del livello di incertezza. L’annuncio dei dazi da parte del Presidente Trump ha quindi provocato una forte reazione negativa, soprattutto negli Stati Uniti, ma anche in altre regioni. Una crescita economica inferiore unita a tassi di inflazione più elevati rappresenta una minaccia per il settore corporate. Anche le banche potrebbero soffrire nel caso in cui si concretizzasse uno scenario recessivo. Il settore tecnologico, in particolare, ha subito forti vendite: molte aziende importano componenti necessarie o addirittura hanno strutture di produzione all’estero, incluse quelle che poi importano i loro prodotti finiti negli Usa. Alcune società hanno annunciato l’intenzione di rilocalizzare la produzione sul suolo americano, ma la realizzazione concreta di tali progetti richiederà anni. Indipendentemente dai dazi annunciati, i nostri indicatori si sono recentemente deteriorati, motivo per cui abbiamo ridotto il peso azionario a un livello neutrale”, segnala la Cio, secondo la quale poi: “nei mercati emergenti i dazi aggiuntivi rappresentano un problema per le imprese, in particolare in Vietnam e Cina. Tuttavia, nel caso della Cina, le esportazioni verso gli Usa rappresentano solo il 3% del Pil, e ci aspettiamo che il governo cinese adotti misure fiscali di compensazione di eventuali effetti negativi. Anche Taiwan e Corea del Sud sono colpite, considerando che per ora i prodotti legati ai semiconduttori sono esenti dai dazi, così come l’India, dove le esportazioni farmaceutiche (in particolare quelle di farmaci generici verso gli Stati Uniti) sono per ora escluse. Dall’inizio dell’anno, le azioni dei mercati emergenti hanno continuato a recuperare terreno rispetto ai titoli statunitensi, partendo però da livelli molto più bassi. La valutazione fondamentale dei mercati emergenti rimane interessante e, nell’area asiatica ci attendiamo una ripresa degli utili, specialmente per i settori delle telecomunicazioni e dei beni di consumo discrezionali”, precisa Kunrath.
I mercati delle materie prime
in balia degli annunci sui dazi
Anche i mercati internazionali delle materie prime risentono attualmente dell’effetto degli annunci sui dazi da parte degli Stati Uniti. “Se da un lato i metalli preziosi hanno retto bene, grazie all’aumento dell’incertezza, dall’altro il settore energetico e quello dei metalli industriali hanno subito forti perdite, a fronte di una prospettiva di rallentamento significativo della crescita economica. Attualmente non deteniamo posizioni in materie prime nell’ambito della nostra asset allocation tattica”, conclude Kunrath.