LA “RIVOLUZIONE RETAIL” GUIDERÀ I FLUSSI NEI MERCATI PRIVATI I risultati dell'ultimo report globale di State Street Corporation
11/06/2025 In Primo Piano

Gli investitori individuali sono destinati a diventare la principale fonte di raccolta per il settore dei mercati privati. E’ quanto emerge dal nuovo report globale sul settore di State Street Corporation, intitolato “The New Private Markets Advantage”

L’indagine, condotta su un campione di 500 investitori istituzionali tra gestori tradizionali, operatori dei mercati privati e asset owner in Nord America, Europa, Medio Oriente e Asia Pacifico, rivela che la maggior parte degli intervistati (56%) ritiene che entro 1/2 anni almeno la metà dei flussi verso i mercati privati deriverà da veicoli semi liquidi, strutturati in stile retail e rivolti a investitori individuali.

L’innovazione di prodotto nel segmento dei fondi semi liquidi è indicata come il principale fattore abilitante di questa “rivoluzione retail”: il 44% degli intervistati la identifica come la leva più efficace per democratizzare l’accesso ai mercati privati. Esempi recenti includono il lancio di fondi pionieristici come gli Etf su asset privati e innovazioni normative come l’LTAF nel Regno Unito o l’ELTIF 2.0 nell’Unione Europea. Interessante notare che in Nord America solo il 37% ha citato l’innovazione come driver principale, mentre il 44% ha indicato come prioritario l’abbassamento delle soglie minime di accesso (patrimonio o reddito).

Più di due intervistati su cinque (22%) considerano i veicoli retail come il principale canale di raccolta per i mercati privati, in netto aumento rispetto al 14% dello scorso anno. La domanda crescente da parte degli investitori individuali gioca un ruolo chiave, ma anche il calo delle aspettative di raccolta da parte degli investitori istituzionali contribuisce al trend: solo il 39% prevede ora che i flussi principali arriveranno da fonti tradizionali, rispetto al 51% dell’anno scorso.

Per Donna Milrod, Chief Product Officer e responsabile Digital Asset Solutions di State Street, “la democratizzazione dei mercati privati è in atto da anni, ma il 2025 potrebbe segnare un punto di svolta per le allocazioni retail. I flussi tramite i canali del wealth management e dei fondi retail potrebbero diventare la principale fonte di raccolta in futuro. In questo scenario, è incoraggiante vedere come l’innovazione nei prodotti e nelle strutture dei fondi stia giocando un ruolo cruciale nell’ampliare la distribuzione dai soli investitori istituzionali ai segmenti affluent e retail”.

 

La “fuga verso la qualità” si è radicata nelle strategie di investimento, 

mentre rallenta il tasso di crescita previsto dei mercati privati

I risultati di quest’anno confermano quanto indicato da precedenti ricerche di State Street: l’ambiente caratterizzato da tassi di interesse più alti, iniziato nei primi anni 2020, ha portato a una crescente attenzione da parte degli investitori alla due diligence e alle valutazioni del rapporto rischio/rendimento, il che ha a sua volta determinato un allontanamento dagli asset privati più rischiosi e un orientamento verso un numero più ristretto di opzioni di alta qualità.

Nel complesso, sia gli LP che i GP prevedono una suddivisione tra mercati privati e pubblici del 42%/58% nei propri portafogli (o in quelli dei loro clienti) entro 3/5 anni, il che rappresenta un lieve aumento rispetto alle attuali allocazioni, pari rispettivamente al 39%/61% per gli LP e al 38%/62% per i GP.

Allo stesso tempo, i dati del 2025 evidenziano un cambiamento anno su anno nei piani di allocazione del capitale, con uno spostamento dai mercati emergenti verso quelli sviluppati. L’Europa sviluppata ha registrato un netto aumento di interesse, con il 63% degli LP che ora prevede investimenti nella regione nei prossimi due anni (in crescita rispetto al 43% dell’anno scorso), mentre gli altri mercati sviluppati sono rimasti in gran parte stabili. L’Asia Pacifico emergente ha registrato il calo più marcato nelle previsioni di allocazione, con solo il 14% degli LP che intende investire nell’area (in calo rispetto al 25% dell’anno scorso), mentre l’Europa emergente è scesa al 18% dal 21%. Anche Medio Oriente e Africa hanno registrato un calo significativo, sebbene partendo da basi già basse.

State Street sostiene che questa preferenza per i mercati sviluppati, unita a una crescita più contenuta delle allocazioni complessive, rappresenti una “fuga verso la qualità” (o fuga dal rischio) nelle strategie istituzionali relative ai mercati privati.

“I mercati privati continuano a seguire una traiettoria di crescita solida, anche se il ritmo di espansione come quota dei portafogli si è moderato rispetto ai livelli eccezionali registrati prima del 2024. La rinnovata incertezza macroeconomica legata alla politica commerciale degli Stati Uniti, che arriva subito dopo lo shock inflazionistico degli anni della pandemia, con ogni probabilità spingerà ulteriormente le istituzioni a essere ancora più selettive nelle loro allocazioni”, ha sottolineato Scott Carpenter, Global Head of Alternatives di State Street.


 

L’incertezza geopolitica complica le prospettive 

per gli asset dei mercati privati e i prodotti di tipo retail

Lo studio di State Street evidenzia che l’attuale incertezza geopolitica legata alle relazioni commerciali internazionali potrebbe sostenere i mercati privati. I rendimenti più stabili e meno volatili tipicamente associati agli asset dei mercati privati rappresentano un elemento chiave della loro attrattiva: circa un quarto degli intervistati ha indicato questa caratteristica come motivo per aumentare le allocazioni nel private equity (22%) e nelle infrastrutture (26%), mentre ben il 42% ha espresso lo stesso motivo per quanto riguarda il private credit. Tuttavia, il report sottolinea che l’incertezza legata agli scambi commerciali è destinata a distorcere la definizione di “qualità” in modi specifici rispetto al contesto economico che si realizzerà. Ad esempio, in un sondaggio condotto prima del “Liberation Day”, gli intervistati di tutte le regioni e in tutte le asset class dei mercati privati indicavano il Nord America come l’area con le maggiori opportunità di investimento nei successivi due anni.

Al contrario, la ricerca di State Street ipotizza ora, tra vari scenari possibili, che Paesi e blocchi non statunitensi possano adottare misure per aumentare i volumi di scambio tra loro, anziché con gli Stati Uniti. In tale dinamica, secondo State Street, gli investimenti nei mercati privati in aziende con una minore esposizione agli Stati Uniti potrebbero beneficiarne, a scapito degli asset statunitensi. Le prospettive per gli asset “di qualità” nei mercati privati risultano quindi fortemente offuscate dall’attuale contesto.

Inoltre, State Street riconosce che le turbolenze economiche complicano il percorso di sviluppo dei nuovi prodotti dei mercati privati in stile retail. Da un lato, i decisori politici potrebbero essere costretti a dare priorità ad altre sfide economiche rispetto alle riforme necessarie per facilitare la crescita di questi fondi. A ciò si aggiunge che, se gli asset sottostanti ai prodotti retail perdessero valore per un periodo prolungato, gli investitori individuali potrebbero associare negativamente tali fondi al più ampio contesto macroeconomico, riducendo così la domanda.

Dall’altro lato, secondo la ricerca, in un periodo caratterizzato da condizioni economiche restrittive e da un irrigidimento della politica fiscale, i governi potrebbero iniziare a considerare i flussi retail come un canale utile per finanziare le proprie priorità interne (ad esempio, la difesa). Un cambiamento di questo tipo potrebbe stimolare una maggiore attenzione legislativa e regolatoria sulle riforme necessarie allo sviluppo dei prodotti retail nei mercati privati, osserva State Street.

 

L’integrazione dell’IA è fondamentale per il successo 

operativo delle istituzioni nei mercati privati

Con l’aumento della domanda di asset privati, le istituzioni riconoscono sempre più il valore dell’intelligenza artificiale generativa (Generative AI) e dei modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) per migliorare le proprie operazioni nei mercati privati. Se nella rilevazione dell’anno scorso solo il 58% degli intervistati affermava di riconoscere l’utilità di queste tecnologie, oggi l’83% sta pianificando casi d’uso per generare dati analizzabili a partire da informazioni non strutturate relative ai mercati privati. Di conseguenza, la stragrande maggioranza degli intervistati (69%) prevede un aumento degli investimenti in tecnologia.

Sebbene General Partner e Limited Partner abbiano individuato un’ampia gamma di possibili applicazioni per queste innovazioni (dall’analisi di report aziendali alle distribuzioni, dai contratti di prestito alla documentazione di acquisto/vendita e alle informazioni sulla sostenibilità) è nell’analisi delle performance che la maggior parte degli intervistati ritiene che la tecnologia sarà “più utile”, sia a livello di portafoglio sia per le singole partecipazioni.

Circa un terzo degli intervistati (34%) concorda sul fatto che lo sviluppo tecnologico in grado di fornire dati più frequenti, tempestivi e di alta qualità sia un fattore essenziale per rendere i mercati privati accessibili a una platea più ampia di investitori individuali, mentre il 37% chiede anche a governi e autorità di regolamentazione di imporre alle società private di fornire dati più numerosi e di maggiore qualità ai propri investitori.

“Crediamo che la liquidità di portafoglio inizi dalla liquidità dei dati. I risultati di quest’anno mostrano che le istituzioni stanno passando dall’ipotesi all’implementazione concreta di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale nelle loro operazioni nei mercati privati, e chi sarà in prima linea in questa innovazione otterrà un vantaggio competitivo significativo”, ha concluso Chris Rowland, responsabile Custody, Digital e Fund Services Product di State Street.

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