“La notevole ripresa del mercato azionario dopo il sell off di inizio anno rappresenta probabilmente la sorpresa più grande dell'anno finora”. Ad affermarlo è Yoram Lustig, Head of Multi-Asset Solutions EMEA & Latam di T. Rowe Price, che spiega: “L'escalation delle tensioni geopolitiche e l'introduzione di nuovi dazi hanno avuto un impatto significativo sui mercati finanziari globali da febbraio ad aprile. Il Liberation day del Presidente Trump, il 2 aprile, ha causato un ulteriore forte sell off. Il pacchetto di dazi reciproci è stato più ampio del previsto e sembrava che gli Stati Uniti stessero per intraprendere una guerra commerciale totale con la Cina. La situazione ha accentuato l'incertezza, con l'aspettativa che si profilasse all'orizzonte una potenziale stagflazione, ovvero una combinazione di aumento dell'inflazione e rallentamento della crescita economica. Dal 18 febbraio 2025, il picco massimo, all'8 aprile 2025, il minimo, l'indice S&P 500 ha perso il 18,6%, registrando uno dei cali più marcati della sua storia. Il Nasdaq Composite, fortemente orientato al settore tecnologico, ha perso il 23,7%. Tutto ciò ha ingenerato il panico. Poi, improvvisamente, la situazione ha smesso di peggiorare e ha iniziato a migliorare. L'amministrazione statunitense, probabilmente spaventata dal mercato del Tesoro, ha ammorbidito la sua politica commerciale, sospendendo i dazi per 90 giorni e concordando i principi di un accordo commerciale con la Cina. La calma è tornata e gli asset rischiosi si sono rapidamente ripresi. In combinazione con una stagione degli utili forte, i titoli tecnologici statunitensi a mega capitalizzazione hanno registrato un forte rimbalzo”, aggiunge Lustig. “Dall'8 aprile 2025 alla fine di giugno, l'indice S&P 500 è salito di circa il 25% in 83 giorni, uno dei rialzi più rapidi della storia. Il Nasdaq Composite ha registrato un balzo del 33,6%, con una magnifica rimonta dei cosiddetti Magnifici sette”.
Secondo Lustig, “la sorpresa non è stata solo l'eccezionale andamento dei mercati in un breve periodo, ma anche il cambiamento delle prospettive future e l'impatto che un Presidente degli Stati Uniti può avere sui mercati. Il passaggio da un pessimismo basato sui fondamentali (l'aspettativa che i dazi avrebbero rallentato l'economia statunitense, aumentato l'inflazione, impedito alla Fed di allentare la politica monetaria e causato incertezza che avrebbe influito sulle decisioni dei consumatori e delle imprese) a un ottimismo resiliente è stato sorprendente. Mai nella mia carriera ho parlato così tanto di un presidente degli Stati Uniti e l'ho visto avere un impatto così significativo sul mercato. Una lezione che si può trarre da quest'anno è che non bisogna affidarsi esclusivamente ai fondamentali e al buon senso, come facevamo un tempo, quando la geopolitica, la politica e i politici hanno un impatto così significativo sui mercati”, conclude l’esperto di T. Rowe Price.