"LA RIVOLUZIONE DELL'AI PORTERÀ AL RILANCIO DELLA CRESCITA ECONOMICA" L'analisi di Joe Davis, Global Chief Economist di Vanguard, sull'impatto dell'AI
24/10/2025 Redazione MondoAlternative
L'impatto dell'intelligenza artificiale sulle nostre economie avrà un impatto rivoluzionario, probabilmente in grado di compensare le dinamiche demografiche che impattano in modo negativo su molti Paesi sviluppati, tra cui l'Italia. È tra i principali punti toccati da Joe Davis, Global Chief Economist di Vanguard, che rimarca la differenza del proprio outlook rispetto al consensus generale, generata dal framework sviluppato da Vanguard, frutto di approfondita analisi dei dati, ma invita comunque alla gestione del rischio e alla flessibilità ancora per qualche anno, in attesa di capire quale scenario si concretizzerà.
Innanzitutto, Davis ha ricordato di sedere sin dalla sua fondazione 20 anni fa nel Senior Investment Committee per i fondi obbligazionari attivi di Vanguard e di avere il privilegio di guidare una delle più grandi strutture al mondo dedicate alla ricerca in questo campo, con oltre 100 professionisti. Davis si è poi soffermato su due dei grandi temi che animano il dibattito attuale, ovvero l'intelligenza artificiale e le preoccupazioni relative al debito degli Stati Uniti e al dollaro: "Sono oltre 10 anni che ci occupiamo di entrambe le questioni. Circa tre anni fa, abbiamo deciso di sviluppare un framework più rigoroso per valutare le probabilità e l'entità dei risultati fuori dal consensus del mercato e del comunità economica. Eravamo preoccupati che tutti la pensassero allo stesso modo. Mi spiego: secondo le previsioni della Fed, i dati previsti per gli Stati Uniti per i prossimi 1, 3 e 5 anni sono gli stessi dei periodi precedenti: 2% di crescita e 2% di inflazione; i numeri della Bce sono diversi, ma il modello è lo stesso (1% di crescita, forse 2% di inflazione). Lo stesso accade in Cina: numeri diversi, ma nessun cambiamento nel contesto economico e di mercato per i prossimi 3/5 anni".
Vanguard però allo stesso tempo ha osservato l'evolversi dei rischi nel mercato: preoccupazioni per i deficit statunitensi, tensioni significative nella globalizzazione, in particolare tra Stati Uniti e Cina, e, soprattutto, l'ascesa dell'intelligenza artificiale, e quindi ha cercato di identificare dove si trovino i potenziali rischi: "Più di 3 anni fa, il mio team e io abbiamo raccolto il set di dati più completo al mondo su aspetti come tecnologia, crescita, debito, demografia, cambiamenti climatici e incertezza geopolitica, integrandoli per analizzare come queste forze influenzano i risultati economici nei prossimi 1, 2, 3 o 5 anni. Gli economisti generalmente non tengono conto di questi trend e della loro evoluzione nel tempo. Secondo noi, infatti, le previsioni di Banche Centrali, FMI e Banca Mondiale hanno meno del 20% di probabilità di essere accurate nei prossimi 3 anni".
Davis ha infatti spiegato che in questo momento storico sta emergendo un trend di aumento del deficit fiscale, in particolare negli Stati Uniti, accanto all'invecchiamento demografico, legati a una crescita più bassa e alle prospettive del cambiamento più significativo nella forza lavoro globale degli ultimi 50 anni, dovuto alla diffusione dell'intelligenza artificiale. "Non è possibile fare affidamento sulle previsioni di stabilità condivise: o si ottiene un risultato di bassa crescita o, più probabilmente, un aumento della produttività economica e del lavoro superiore a qualsiasi previsione. Ho avuto 7 incontri con i funzionari della Federal Reserve, che mi hanno confermato che le loro attuali previsioni non tengono conto dell'evoluzione della produttività e della tecnologia. Si concentrano sulla domanda a breve termine, mentre noi consideriamo anche l'offerta di lavoratori (immigrazione, pensionamenti) e di idee, le nuove tecnologie, l'automazione e l'aumento della produttività".
Il Global Chief Economist ha rivelato che questo nuovo framework ha fornito a Vanguard nuove intuizioni e cambiato le ipotesi di base che lui stesso aveva sostenuto per oltre 25 anni. "Ad esempio, è diffusa la convinzione che la crescita rimarrà permanentemente bassa in Europa a causa delle condizioni demografiche sfavorevoli. Quando però abbiamo analizzato 300 anni di dati demografici in 100 Paesi, abbiamo scoperto che la demografia ha un impatto quasi nullo sui risultati economici futuri: i Paesi con una crescita demografica in calo avevano il 50% di probabilità di accelerare la crescita e il 50% di rallentarla, con andamenti simili per rendimenti azionari, tassi di interesse e inflazione", è stata l'osservazione di Davis, che ha poi proseguito: "Ciò non significa che queste dinamiche siano irrilevanti, ma sono molto meno determinanti di quanto si pensi. La tecnologia, in particolare l'intelligenza artificiale, ha un impatto 12 volte superiore a quello demografico. Il nostro scenario più probabile è che entro 3/5 anni la crescita accelererà grazie alla rivoluzione della forza lavoro guidata dall'intelligenza artificiale. Negli Stati Uniti, la crescita legata all'automazione sarà equivalente al mantenimento di tutti gli attuali lavoratori di età superiore ai 65 anni, con un aumento di 20 milioni. In Europa, sarà come se arrivassero 7 milioni di lavoratori in più, compensando il calo demografico".
Davis ha portato anche alcuni esempi storici come Rinascimento, Illuminismo,  Rivoluzione Industriale e Anni '20, in cui la crescita è stata sostenuta nonostante il calo demografico: "Sebbene le sfide rimangano, la maggior parte degli economisti sottovaluta la rivoluzione e i guadagni di produttività che ci attendono. Ciò creerà sia opportunità che sfide per lavoratori e investitori".
Sempre riguardo all'IA, il Cio di Vanguard ha sottolineato poi di aver analizzato quali professioni, settori e Paesi ne avrebbero tratto il maggiore o minor beneficio: "Abbiamo scoperto che entro 5/7 anni il 60% dei lavoratori statunitensi e il 50% di quelli globali vedranno cambiare il 40% delle loro mansioni lavorative. A titolo di confronto, l'impatto del PC è stato del 15% e quello della catena di montaggio del 35%. Circa il 22% delle professioni subirà una sostituzione, compresi i settori della finanza e dell'IT; ironia della sorte, coloro che programmano l'IA sono tra i più a rischio. Tuttavia, la maggior parte dei lavoratori vivrà l'IA come un assistente alla produttività, che stimolerà la crescita. Questo è il motivo per cui le nostre proiezioni differiscono così nettamente dal consenso".
Le implicazioni per gli investimenti, secondo Davis, sono molto profonde. "Storicamente, durante i grandi cambiamenti, le aziende che producono la tecnologia ottengono risultati superiori all'inizio, ma i titoli tecnologici nel loro complesso sottoperformano nell'arco dell'intero ciclo. Quindi, più si è ottimisti sull'intelligenza artificiale, meno tecnologia si dovrebbe detenere a lungo termine", è stata ancora l'analisi del Cio di Vanguard. "Questo non è un messaggio popolare nella Silicon Valley, dove alcuni credono che il successo dell'intelligenza artificiale sia certo al 100%. Il nostro modello assegna una probabilità del 60% alla crescita guidata dall'intelligenza artificiale, del 30% a uno scenario deludente, in cui prevalgono i deficit e la crescita rallenta, e del 10% alla via di mezzo del consensus attuale. I mercati stanno già dibattendo su questo tema: i titoli tech e i prezzi dell'oro stanno crescendo contemporaneamente, un evento raro, che riflette sia l'ottimismo sull'IA sia la preoccupazione per i rischi fiscali. Se l'IA non dovesse dare i risultati sperati, i mercati azionari potrebbero subire cali significativi e le pressioni fiscali potrebbero mantenere i tassi di interesse più alti del previsto, come si è visto nel Regno Unito".
Davis ha poi concluso mettendo in luce come Vanguard stia condividendo questo framework con investitori e responsabili politici per aiutarli a prepararsi a queste trasformazioni: "Esistono strategie per gestire il rischio senza schierarsi e che non richiedono cambiamenti radicali nel portafoglio, ma richiedono consapevolezza dello slancio del mercato. Alla fine, tra 4/5 anni sapremo quale scenario prevarrà, ma fino ad allora, la gestione del rischio e la flessibilità sono fondamentali".
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