“È stata una vittoria schiacciante per il partito La Libertad Avanza del presidente Milei, che ha preso circa il 41% dei voti a livello nazionale, ribaltando la situazione nella provincia di Buenos Aires e vincendo nei distretti chiave”, afferma Thierry Larose, gestore di portafogli di debito emergente di Vontobel, che spiega: “Questo dà al Governo più di un terzo dei seggi in entrambe le camere, eliminando il rischio di impeachment e aprendo una strada credibile per le riforme. Milei può ora portare avanti le riforme fiscali, del lavoro e delle pensioni, negoziando le maggioranze con il partito Proposta Repubblicana e i governatori moderati. Il voto ha legittimato nuovamente la sua agenda di disciplina fiscale e di un programma favorevole al mercato, lasciando il peronismo indebolito e diviso. Conclusione: lo slancio riformista dell'Argentina è tornato e Milei può legiferare da una posizione di forza, non di sopravvivenza”.
Per Larose, i mercati stanno reagendo con sollievo e ottimismo all’esito elettorale argentino. “Il risultato dissipa i timori di un ritorno al populismo dopo lo shock delle primarie di Buenos Aires a settembre. Con LLA al 41% e i peronisti al 31%, il premio di rischio politico dell'Argentina sta calando drasticamente. Possiamo quindi aspettarci un forte rally delle obbligazioni globali in dollari e delle obbligazioni nazionali in pesos, mentre la valuta dovrebbe trovare un enorme sollievo grazie alla chiusura delle coperture e alla normalizzazione dei flussi. Per gli investitori, si tratta di un classico riposizionamento politico: un mandato forte, minore volatilità e un percorso più chiaro verso il ritorno all’accesso ai mercati entro il 2026. È un momento decisivo per l’esposizione sull’Argentina”, sottolinea l’esperto di Vontobel.
Secondo Larose, per quanto riguarda il peso, non è prevista alcuna svalutazione dopo un risultato di questo tipo. “Le pressioni pre elettorali sulla valuta erano in gran parte dovute a coperture speculative e ad anticipi delle importazioni. Con le elezioni ormai alle spalle e il Treasury Usa che continua a sostenere il mercato dei cambi, tale rischio è svanito. Si prevede che il peso si apprezzi e si mantenga comodamente all’interno del range di cambio. Il Governo può ora ricostituire le riserve e mantenere il trend disinflazionistico senza modificare il regime attuale. Un sistema senza bande di oscillazione potrebbe arrivare più avanti, nel 2026, una volta aumentati gli afflussi di capitale e gli investimenti diretti esteri. In sintesi, il peso è passato da essere una valuta difensiva ad apprezzarsi, come conseguenza dell’esito elettorale”, evidenzia il gestore.
Dopo questo risultato, il rapporto tra Stati Uniti e Argentina è più forte che mai. “Washington ha ottenuto quello che voleva: stabilità, riforme e niente ritorno al kirchnerismo. Circa 18 miliardi di dollari sono ancora disponibili nell'ambito dell'accordo di swap ESF da 20 miliardi di dollari e non sembra che ci sarà una riduzione. Anzi, gli Stati Uniti possono ora fare un passo indietro dagli interventi diretti sul mercato valutario, lasciando che il rally del mercato dimostri che il sostegno ha funzionato. La schiacciante vittoria di Milei gli dà la legittimità per portare avanti le riforme, e gli Stati Uniti continueranno a sostenere questa traiettoria sia politicamente che finanziariamente. In poche parole, la fiducia è stata ripristinata e l'Argentina ha appena riconquistato la credibilità del mercato”, conclude Larose.