La spinta monetaria e fiscale sta alimentando l’espansione sia dei mercati finanziari che dell’economia reale; per questo motivo nel prossimo anno sarà importante sia gestire con attenzione la concentrazione nel settore tecnologico che diversificare in modo selettivo tra le azioni globali, sfruttando inoltre le nuove opportunità fornite dall’allocazione sui mercati privati e individuando le asset class in grado di fornire protezione nel caso di forti correzioni delle Borse o della risalita dell’inflazione. Queste sono le tematiche affrontate da Maria Paola Toschi, Global Market Strategist di J.P. Morgan AM, per delineare le sfide che ci attendono nel 2026.
Innanzitutto, per Toschi la fase attuale si caratterizza per un contesto dove il tasso di disoccupazione è basso sia negli Stati Uniti che in Europa, ma nonostante questo i Governi stanno implementando significativi piani di aumento della spesa pubblica, su cui spicca il massiccio programma di investimenti della Germania che potrebbe generare un forte impatto positivo sull’intero Vecchio Continente dopo anni in cui la riduzione del debito tedesco aveva inciso negativamente sulla crescita europea. Sul fronte delle Banche Centrali, invece, dalla BCE non sono attese variazioni nei tassi nel corso del prossimo anno, al massimo un ulteriore taglio, mentre la situazione è più incerta per quanto riguarda la FED, che dovrebbe ridurre i tassi ancora una volta a dicembre di quest’anno per poi proseguire con ulteriori tagli nel corso del 2026, con tuttavia l’incognita sulla persona che verrà nominata a capo dell’Autorità monetaria americana quando scadrà il mandato di Jerome Powell il prossimo maggio.
Riguardo al settore tecnologico, l’analisi di Toschi evidenzia come nonostante le attuali valutazioni delle aziende tech restino elevate, sono ancora ben al di sotto dei livelli raggiunti al picco della bolla dotcom all’inizio degli anni Duemila, a cui si aggiunge il fatto che rispetto ad allora l’attività di IPO è più contenuta e con rendimenti mediani inferiori nel primo giorno di quotazione. Secondo Toschi è importante però evidenziare che gli investimenti in conto capitale dei cinque principali hyperscaler statunitensi (Alphabet, Amazon, Meta, Microsoft e Oracle) nell’intelligenza artificiale sono cresciuti enormemente nel 2025 e sono previsti in ulteriore aumento nei prossimi anni, con la conseguenza che gli investimenti in Capex stanno iniziando a intaccare i flussi di cassa e portando a constatare che i periodi di boom degli investimenti hanno spesso la spiacevole tendenza a trasformarsi in fasi di contrazione.
In ambito azionario, Toschi conferma che le valutazioni sono su livelli storicamente elevati nella maggior parte dei mercati, ma va sottolineato il fatto che la diversificazione regionale ha dato i suoi frutti nel 2025 vista l’elevata dispersione dei rendimenti, su cui spiccano gli ottimi risultati nei settori europei della difesa e delle banche. Nel corso degli ultimi mesi è tornato alla ribalta il Giappone, con Toschi che sottolinea come le prospettive sugli utili aziendali sono solide, anche se lo yen rimane il principale fattore di rischio, mentre le azioni dei mercati emergenti e quelle cinesi possono rappresentare un utile strumento per aumentare la diversificazione e l’esposizione al settore tecnologico.
Inoltre, i mercati privati rappresentano oggi un’asset class interessante da inserire in portafoglio, grazie anche ai nuovi prodotti Eltif 2.0, per beneficiare del fatto che negli ultimi anni è aumentato il tempo che un’azienda impiega dalla sua nascita fino all’eventuale quotazione in Borsa. Inoltre l’investimento in fondi di private market consente di esporsi alle PMI, dato che la maggior parte degli operazioni si concentra ancora su aziende di piccole e medie dimensioni.
Per concludere, l’outlook di Toschi affronta due possibili rischi che si potrebbero materializzare nel 2026, ovvero l’aumento dell’inflazione e la forte discesa dei titoli tecnologici. In quest’ultimo caso, sulla base delle precedenti esperienze delle crisi delle dotcom nel 2000/2002 e di quella finanziaria nel 2007/2009, la migliore protezione è rappresentata soprattutto dai titoli di Stato a lunga scadenza, mentre le azioni difensive sono state in grado di contenere le perdite durante la fase di sell off. Con riferimento al rischio di una risalita dell’inflazione, invece, secondo Toschi è importante differenziare tra il caso in cui si tratta di un episodio acuto di breve periodo (come nel 2022, dove solo alcune asset class alternative hanno generato rendimenti positivi come le materie prime, le infrastrutture e i prestiti diretti) oppure se abbia implicazioni di tipo cronico sul regime inflazionistico nel medio/lungo periodo.