Se il 1996, per l'arrivo di Internet, era stato definito dalla Fed l'anno dell'"esuberanza irrazionale", il 2026 potrebbe essere invece l'anno dell'"esuberanza razionale". È lo scenario ottimistico tracciato da Vincenzo Vedda, Chief Investment Officer di DWS, che prevede un anno di accelerazione dell'economia globale, crescita maggiore rispetto al 2025 e espansione fiscale sia in Europa che negli Stati Uniti. Il contesto economico tracciato da DWS prevede altri 2 tagli della Fed nel corso del 2026, arrivando a un vero e proprio ambiente "Goldilocks", con tassi bassi e crescita economica.
Vedda, più precisamente, parla di "Gold-AI-locks" per rimarcare il ruolo decisivo di due temi come oro e intelligenza artificiale. Sullo sfondo di un mercato azionario sempre performante, con crescita a doppia cifra in Europa, per DWS l'AI sarà infatti ancora un trend dominante, anche se la chiave sarà identificare vincitori e perdenti di questa fase, accanto a elettrificazione e, appunto, l'oro, che secondo DWS dovrebbe raggiungere i 4500 dollari l'oncia a fine 2026.
Sull'azionario, il Chief Investment Officer di DWS ha spiegato che l'outlook verso gli Stati Uniti non è certamente negativo, ma l'area più importante sarà l'Europa, soprattutto nei segmenti infrastrutture e small/mid cap con footprint domestico, che sono poi le aree su cui si concentrano i piani di rilancio annunciati da UE e Germania. Vedda ha anche invitato a tenere alta l'attenzione sui mercati emergenti, visto l'indebolimento del dollaro, e sul settore tecnologico cinese. La bussola sono le 3D: deficit, deglobalizzazione e dedollarizzazione.
Lato obbligazionario, invece, il motto di DWS per il 2026 è "carry on". Gli spread, infatti, sono ai minimi, ma il boost derivato dal settore tecnologico e le curve più ripide invitano ad allungare la duration in portafoglio rispetto al 2025, in particolare nel segmento 5/7 anni. Oltre all'oro, Vedda ha infine invitato gli investitori ad avere una view chiara per il 2026 anche sul dollaro, che per DWS seguirà una traiettoria stabile.
Andrea Mottarelli, Country Head Italy di DWS, ha poi illustrato la positiva view della società riguardo al nostro Paese, che ha guadagnato credibilità negli ultimi anni grazie ai suoi progressi su debito e deficit: il rapporto deficit/Pil è ormai stabilmente sotto il 3% e il debito resta elevato, ma l'Italia non è più un Paese osservato speciale, visto lo spread ai minimi con il Bund tedesco. A conferma di questa view, Mottarelli cita il fatto che, per la prima volta dalla crisi del 2008, siano aumentati gli investimenti in debito pubblico italiano non solo dall'estero ma anche da parte delle famiglie italiane. La crescita, per DWS, sarà moderata ma superiore al trend degli ultimi anni, guidata più da investimenti come il PNRR che dai consumi.
L'opinione di DWS è che, anche quando il boost del piano europeo sulla crescita verrà meno, sarà compensato dagli effetti positivi del piano d'investimenti della Germania, che è la prima destinazione del nostro export. Tra i temi su cui si concentreranno i piani d'investimento c'è poi anche la difesa, che non significa solo produzione di armi ma anche infrastrutture e tecnologia; gli investimenti in questo campo, inoltre, grazie al piano SAFE, non verranno conteggiati nel deficit, aumentando le probabilità che l'Italia esca nel 2026 dalla procedura d'infrazione aperta dall'UE in merito.
In generale, Mottarelli ha posto l'accento sulla risalita del sentiment aziendale e dall'opposta discesa di quello dei consumatori, nonostante il tasso di disoccupazione sia ai minimi storici, a causa della scarsa crescita dei redditi (l'Italia è il Paese europeo che soffre la peggior perdita di potere d'acquisto dopo il Covid19).
Inoltre, il Country Head Italy di DWS ritiene che, a supporto di questo quadro favorevole, sia anche da considerare che per ora l'effetto dazi sul nostro export non è stato particolarmente impattante, nonostante gli Stati Uniti siano il secondo mercato di sbocco del nostro export. Sull'AI, l'opinione di DWS è che l'Italia e l'Europa siano ormai in ritardo negli investimenti per sviluppare soluzioni di intelligenza artificiale, ma possono ancora trovare strategie efficaci di applicazione di questa tecnologia, che potrebbe fornire un importante stimolo alla produttività.
Infine, Mottarelli si è soffermato sul settore bancario, che ha un'esposizione stabile al debito pubblico italiano ma negli ultimi anni ha effettuato un importante lavoro di "ripulitura" dei bilanci dalla minaccia degli Npl. Visto che la Borsa italiana è composta per il 25% da titoli bancari, che ne sono la più grande componente, seguita dalle utility, essi possono costituire un'interessante allocazione in ottica di diversificazione dal settore tecnologico globale.